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L’Architetto Russi e la sua vision sulla Casa del Futuro: “Shipping House”

Approfondiamo la vision dell’arch. Russi Vincenzo, tra i suoi innumerevoli lavori non mancano gli edifici destinati ad un uso pubblico, come bar (già in costruzione per la Starbucks a Dubai), caserme, scuole, ecc. Ecco cosa ci racconta: “ Iniziamo dal principio, il container è un contenitore o recipiente di grande capacità, a forma parallelepipeda e di dimensioni uniformate. Le pareti sono metalliche ed è provvisto di porte che garantiscono una chiusura ermetica. Il container può essere riempito con merci di varia natura e trasportato in ogni angolo del mondo. Il vantaggio di questi container sè sicuramente determinato dalla facilità di accatastamento, riempimento, svuotamento, trasbordo e spostamento rapido con operazioni semplici e ripetitive. Sono usati nel settore dei trasporti marittimi e terrestri sia su porta- containers sia su vagoni ferroviari o autotrasporti su gomma.” In questi ultimi anni di crisi, non solo economica ma particolarmente culturale e sociale, l’esigenza e la richiesta di una casa a basso costo, che soddisfi nel contempo, le condizioni della eco-sostenibilità e risponda alla domanda di benessere, si è fatta sempre più incessante e pressante. Accantonando le note polemiche, proprio per colpa o per fortuna di questa ennesima grave crisi economica, il bisogno e l’opportunità aguzzano l’ingegno. Molti allora, si sforzano di reinventarsi con nuovi concetti o semplicemente riscoprendo e rispolverando vecchie idee accantonate. Una di queste, che va per la maggiore, è senza dubbio la riscoperta del concetto “verde” che nella nostra esterofilia linguistica, suona meglio in “green” con tutte le sue poliedriche espressioni, “bio”, “eco”, “solidale”, “sostenibile”, “durabile” ecc…Un metodo eco-durabile, adottato nel passato, non è automaticamente confacente alle realtà odierne. Per esempio, costruire con il legno una abitazione, se era del tutto ragionevole 1.000 anni fa, oggi rappresenta una aberrazione, benché se ne dica. Cosa è cambiato da allora? Principalmente il fattore demografico, che ci impedisce di adottare le stesse soluzioni del passato. La demografia di allora, rappresentata da un numero esiguo di individui, è incomparabile con quella odierna incontrollata. Immaginatevi se i cinesi decidessero d’emblée, di costruire per ogni famiglia, una casa in legno.
Se esistessero ancora dei boschi in grado di sostenere un simile confronto, sarebbe un olocausto della fauna e della flora. Privilegiare l’uso di materiali e metodologie tecniche eco-compatibili e sostenibili localmente, è giusto. Il legno è sicuramente eco-compatibile se usato senza trattamenti chimici ma possiamo considerarlo eco-sostenibile e durabile? Disboscare il bacino delle Amazzoni vi sembra una alternativa idonea? Il container lo si può definire come il minimo comune divisore della globalizzazione commerciale. È l’espressione del consumismo, ogni cosa che l’uomo produce ha qualche legame con questa scatola. Tutti i manufatti che ci circondano o un qualsivoglia elemento necessario alla propria fabbricazione, un giorno o l’altro, sono stati trasportati all’interno di un container. Spesso guardando all’interno di uno di questi contenitori si possono fare scoperte interessanti. Spesso, leggendo le scritte e i messaggi sulle pareti, lasciati dagli addetti allo scarico o carico dei containers, si può compiere il giro del mondo con la mente, ripercorrendo le tappe degli spostamenti; una testimonianza della vera universalità di questo attrezzo. Ogni containers ha il proprio percorso di vita. Un numero lo definisce, lo distingue dagli altri e durante tutta la sua lunga vita, questa scatola, sarà il recipiente della nostra società, della nostra cultura, testimone di uno scambio non solo commerciale. Il container è forse la prima prova seria e riuscita dell’integrazione. Il container dagli Stati Uniti sino alla Cina, passando attraverso l’Europa e l’Africa, mantiene la stessa tipologia. Un container caricato su un autocarro nel profondo west degli USA viene stivato in una nave e trasportato in Africa dove sarà caricato nuovamente su un autocarro o vagone ferroviario, portato a destinazione e finalmente scaricato con una gru, utilizzando il medesimo sistema di fissaggio. Le lingue, le società, le culture, le sensibilità gli usi e costumi sono diversi ma la scatola è uguale per tutti; questo recipiente permette un continuo ininterrotto scambio ed integrazione.
Basti pensare che nel mondo esisterebbero più di 47 milioni di containers e più di 10.000 containers verrebbero persi in mare ogni anno per cadute accidentali o tempeste, ecc… Ogni anno vengono trasportati più di 100 milioni di containers. Cifre da capogiro, che danno l’idea concreta dei flussi e scambi commerciali mondiali. Costeggiando i moli dei porti commerciali si possono vedere questi enormi parchi porta-containers, terminali, con all’interno un numero impressionante di scatole impilate l’una sull’altra.
                                                                                                                  
                                                                                                                                                              Marilena Scutillo
 
 

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