L’assessore Mazzocco al Forum Internazionale di agricoltura e alimentazione
“Condivido l’orientamento strategico di Coldiretti che ha voluto porre al centro della discussione il Made in Italy agroalimentare, inteso come leva competitiva in Italia e nel mondo, per via dell’importante contributo che può offrire all’economia, all’occupazione e alla sicurezza alimentare dei cittadini. Un patrimonio del Paese che va difeso dalla concorrenza sleale che mette a rischio la sopravvivenza del sistema agricolo nazionale, la cui importanza è confermata dalle speculazioni sul cibo che hanno generato le recenti tensioni internazionali”. Lo dichiara l’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata, Vilma Mazzocco, da Cernobbio, dove partecipa al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione.
“All’estero nel 2011 – prosegue – sono stati venduti più cibo e vini che auto e moto Made in Italy, a conferma del primato conquistato dall’agroalimentare nazionale che ha visto crescere il valore delle esportazioni dell’11% nel corso del primo trimestre.
Si tratta di un successo che ha peraltro aspetti sorprendenti. Pensiamo ad esempio all’invasione sulle tavole dei francesi dei formaggi italiani, del vino e dello spumante che, addirittura, ha visto quasi il raddoppio degli ordini. Ad affermarsi all’estero sono tutti i principali settori del Made in Italy, ma il prodotto più esportato è diventato l’ortofrutta fresca che sorpassa il vino, diventando la principale voce positiva della bilancia agroalimentare.
Capiamo bene come l’unica leva competitiva possibile per il Made in Italy agroalimentare è quella di essere diversi perché migliori. Il futuro della nostra agricoltura sarà nell’essere non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. La situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana non dipende solo dalla crisi generale, ma dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le nostre imprese: da una parte, il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra, il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. Tuttavia, nonostante i successi del nostro agroalimentare, i redditi agricoli reali nel nostro paese sono diminuiti negli ultimi anni. Di fronte ad una tale situazione, serve costruire un modello di rappresentanza di filiera perché il nostro cibo deve arrivare sino agli scaffali, altrimenti il nostro ben fare continuerà a servire alle grandi marche solo per gli spot televisivi!”