L’associazione “Giustizia per Taranto” chiede la ripartenza del Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto
Nei giorni scorsi abbiamo registrato finalmente la ripartenza della macchina che gestirà i cospicui fondi europei per la transizione giusta (il Just Transition Fund) per la quale ora si aprirà una corsa contro il tempo per spendere le somme utilizzabili entro il 2026.
C’è un’altra questione, però, che pare in totale stallo: il CIS, Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto.
Istituito nel 2015 per risarcire il territorio per i danni ambientali subiti per decenni, è stato previsto allo scopo di dare impulso allo sviluppo economico, sociale, culturale e turistico di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola.
Il Tavolo per la verifica dei costi e l’andamento dei lavori non si riunisce dal 10 settembre 2022, sono passati oltre due anni! L’apposito regolamento prevede riunioni con cadenza almeno semestrale.
Gli ultimi passaggi registrati sono stati l’avvicendamento fra l’ex Ministra Carfagna e il Direttore generale dell’Agenzia di Coesione, dott. Paolo Esposito, subentrato in coerenza con la decisione del Governo di sopprimere l’Agenzia per la coesione territoriale per accentrarne le funzioni presso il dipartimento ad hoc della Presidenza del Consiglio. Il mandato del dott. Esposito si è concluso a gennaio 2023, poi il nulla.
Il CIS ha visto cantierizzare, fra gli altri, progetti riguardanti la riqualificazione di palazzi nobiliari in Città Vecchia, la valorizzazione culturale e turistica dell’Arsenale Militare, il nuovo ospedale San Cataldo, lavori di bonifica e al porto, oltre alla predisposizione dell’ex yard Belleli per l’insediamento del progetto Ferretti. Di alcuni non vi è traccia, per altri sarebbe necessaria quanto meno una rimodulazione di spesa, oltre che una decisa accelerata.
Ferretti si è ritirato dall’investimento proprio a causa delle eccessive lungaggini burocratiche e, aspetto non secondario per Taranto, prevedeva anche un centro di ricerca all’avanguardia. Gli è subentrato il progetto della Cantieri di Puglia che, pur occupandosi anch’essa di cantieristica da diporto, per il solo fatto di usare materiali diversi nella costruzione degli scafi, rischia ora di essere sottoposto, ex-novo, alla burocrazia del tavolo fantasma del CIS.
Insomma, da una parte si prova a ostacolare in ogni modo tutto quanto costituisce alternativa alle industrie inquinanti, dall’altro il Comune di Taranto non batte un colpo per riaprire, doverosamente, il tavolo del CIS, che pur necessita di nuovo impulso.
Anche qui, come per il JTF, si parla di centinaia di milioni di euro di investimenti per la riconversione del territorio, che è quanto pretendiamo più di ogni altra cosa.