L’Associazione ZES Lucana ha partecipato on-line all’evento dell’ISPI e del Ministero degli Affari esteri
L’ampia e variegata regione del Mediterraneo è attraversata da importanti cambiamenti, nuove sfide si sovrappongono a processi di dialogo tra diversi competitor per fare ripartire economie fortemente colpite dalla pandemia. Anche l’Europa è chiamata a cogliere il momento, ma dovrà dimostrarsi capace di promuovere e sostenere processi di stabilizzazione e crescita dell’area. Una transizione cruciale per definire gli equilibri futuri del mare su cui buona parte dell’Europa si affaccia, ripartendo dal multilateralismo come strategia per la soluzione dei conflitti è quanto si è discusso sino a quale ora fa a Roma al Grand Hotel Parco dei Principi e l’Associazione ZES, socia ISPI, vi ha partecipato on-line. Il Presidente DRAGHI ha definito il Mediterraneo un crocevia del mondo con i suoi deficit, basti pensare a cosa è accaduto lo scorso marzo, quando la nave portacontainer Ever Given ha ostruito il Canale di Suez, bloccando per sei giorni il commercio internazionale e facendo schizzare i prezzi dei prodotti petroliferi. Oppure pensiamo ai flussi di migranti che arrivano sulle nostre coste, e che molto spesso hanno origine lontano dal mare, ma da soli non possiamo controllare i movimenti migratori. Per questo serve un maggiore coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche nel Mediterraneo. Ma il Mediterraneo ha anche le sue virtù e l’Italia è la porta d’oriente e della regione del MENA, la collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo non può limitarsi ai rapporti bilaterali, né esaurirsi nella gestione delle crisi. Deve, piuttosto, svilupparsi in una prospettiva di crescita sostenibile, condivisa e di lungo termine, rafforzando i legami economici e sociali in vista delle prossime sfide del futuro a partire dal cambiamento climatico, dalla nuova e necessaria politica energetica, favorendo lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico e dal solare, senza dimenticare l’idrogeno verde, le risorse di gas, che nel Mediterraneo sono abbondanti, in vista della transizione verde e di quella digitale. Ma quando si parla di Mediterraneo, di sviluppo delle aree del Sud Italia e di PNRR la mente core agli scali portuali e alle aree Zes. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Italia investe nella logistica, per rendere i nostri porti più sostenibili dal punto di vista ambientale e ridurre i consumi energetici; migliorano i servizi digitali degli scali e il sistema infrastrutturale per favorire gli scambi economici e l’occupazione, soprattutto per i giovani. Gli impegni finanziari dell’Italia nel mediterraneo e per i suoi porti devono creare stabilità e prosperità civile, culturale ed economica. I massicci investimenti portuali e logistici cinesi stanno rendendo il Mediterraneo sempre più centrale nei traffici commerciali globali. Per l’Italia si tratta di un’opportunità da non perdere per promuovere lo sviluppo delle regioni del sud, attraverso le Zone economiche speciali che si sono rivelate strumento prezioso di crescita delle imprese e attrazione di nuovi investimenti. Il Mediterraneo, che ha un grande peso a livello marittimo concentrando il 20% del traffico complessivo globale, sta anche mostrando un dinamismo crescente; dal 2012 a oggi, infatti, la presenza di navi è aumentata del 24%. Le ZES per i principali scali portuali meridionali farà sicuramente leva sull’economia marittima per limitare la posizione di svantaggio con l’Europa del nord ed il grave ritardo infrastrutturale permettendo tra l’altro a quelle regioni di recuperare il divario di competitività che le interessa direttamente, raggiungendo obiettivi di produttività in grado di favorire la crescita dell’occupazione nelle aree meno sviluppate del Paese. Il PNRR dovrebbe riempire i vuoti del Next Generation Eu che ha messo un po’ al margine le ZES, mostrando la disattenzione nazionale verso il tema del mare, eliminando la distinzione sempre più netta tra le regioni del Nord (agganciate al sistema industriale nordeuropeo) e quelle del Sud Italia (isolate all’interno di un’area mediterranea in grande fermento economico, sociale, culturale e militare), per collocare l’Italia nella nuova globalizzazione post-pandemica.
Pierluigi Diso