BasilicataComunicatiCulturaMicroPostPuglia

Leggere la sociologia: L’incertezza contemporanea

Rileggere, adesso, le parole del filosofo e sociologo polacco Z. Bauman di una società contemporanea in cui si sono indeboliti i legami sociali e personali tra gli individui ci induce alla riflessione se, ancora, abbiamo voglia di sentirci società, piuttosto che individuo. Il processo di indebolimento si attua in tutti gli ambiti della vita: dal lavoro, al senso di appartenenza a una comunità, alle relazioni interpersonali e mai come in questo tempo del Coronavirus le parole del pensatore appaiono così vere. L’individuo è afflitto dalla solitudine, chiuso in se stesso in modo egoista, che vive in un tempo che scorre “vuoto”, privo di vero significato, colmo solo di paura: al vuoto esterno corrispondono così uno svuotamento interiore e la scomparsa di sentimenti come la fiducia in sé e la compassione per gli altri. L’essere umano è dunque disorientato e spaesato, esposto a una quantità enorme di messaggi che lo “colpiscono” quotidianamente. L’agorà , la piazza dei Greci, come luogo di incontro e di confronto è scomparsa. L’uomo si ritrova solo, tra la folla di consumatori a lui estranei che si affannano a riempire di cibo il carrello del supermercato. L’incertezza che attanaglia questa società pandemica deriva dalla perdita di ogni punto di riferimento dei suoi protagonisti le cui uniche soluzioni sono da un lato apparire a tutti i costi e il continuo accumulo di rifiuti del consumo. Ne deriva dunque che le persone adottano passivamente modelli e comportamenti generalizzati. La conseguenza è una “spersonalizzazione”, ossia una forma di perdita di individualità ma anche di spirito critico. L’ossessione per il consumo muta anche il carattere dell’esclusione sociale: essa non dipende tanto dalla mancanza di una occupazione, ma dal fatto di non poter comprare. Il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo. A questa omologazione ai comportamenti dei più segue la spersonalizzazione: gli individui, quindi, si spersonalizzano, cioè perdono la propria personalità.
Antonella Minardi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *