Leggere l’antropologia: La Domenica di Pasqua, il trionfo del giubilo
La settimana di Pasqua è uno dei momenti rituali più intensi e pregnanti nella storia e nella vita collettiva della civiltà mediterranea: i singoli e i gruppi vivono, infatti, all’interno del ciclo delle feste annuali che scandisce il ritmo del tempo, questa esperienza singolare in cui sperimentano un “itinerario del corpo e della mente”, segnato da un “passaggio” che va dalla Morte alla Vita, dalla Caduta alla Resurrezione.
Il rito più singolare celebrato nella Domenica di Pasqua è quello che si svolge ad Aidone (Enna), in cui al dolore si alterna la gioia, che alla fine trionfa. Il lunedì le celebrazioni hanno inizio con l’entrata nella Chiesa di San Lorenzo, guidati da Mattia, che, dopo aver sostituito Giuda, apre simbolicamente con un’accetta la porta della Chiesa e dà inizio a una manifestazione di esultanza.
Dal lunedì al mercoledì viene dato spazio alle lamentazioni, un rito questo di origine spagnola; e altrettanto ispirata al dolore è la processione del corpo di Cristo sistemato nella sua bara, il Venerdì Santo. Giubilo sfrenato invece a mezzogiorno della giornata di Pasqua, in piazza Cordova, dove si svolge una festa particolare, chiamata I Santoni e la giunta.
Mentre le campane suonano a festa e i fedeli sparano un gran numero di mortaretti, da due strade laterali alla Cattedrale compaiono i dodici Apostoli, chiamati Santoni , che sono dei fantocci alti tre metri: essi annunciano la “buona novella” della Resurrezione. I “Santoni” accompagnano, fino al loro incontro (la giunta), Gesù e la Madre, che non hanno la statura degli Apostoli, anzi sono piccoli e più piccoli ancora appaiono accanto a quei colossi.
Anche il carattere smisurato di quei Santoni afferma un’esigenza tipicamente pasquale, quella cioè del superamento della finitudine umana: lo spazio viene liberato, grazie alla presenza di personaggi smisuratamente benevoli e positivi, dall’angoscia della morte e si celebra così la glorificazione della vita.
Antonella Minardi