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Leggere l’antropologia: L’ossessione del look

Al via una nuova rubrica settimanale di www.oltrefreepress.com denominata Leggere l’antropologia. Un dettagliato approfondimento, su argomenti utili a divulgare cultura, cibo, arte, turismo, benessere e sport, tradizione e folklore.
L’ossessione del look è il primo argomento trattato dalla nostra rubrica. Bellezza, fascino, charme. Gli antichi Romani hanno cantato in mille modi queste doti, che rendono una persona, in particolare una donna, capace di attirare chi l’ammira. Il poeta Ovidio, nel I a.C., fece il ritratto della donna bella per eccellenza: lunghi capelli, candore del volto cosparso di lieve rossore, occhi ammalianti, corpo proporzionato, piede piccolo.
Le donne romane, soprattutto nobili, usavano un estratto della saponaria e la pietra pomice e abbondanti oli e creme idratanti. Le “parrucchiere” curavano il look delle matrone, sistemando un diadema tra i capelli e scegliendo orecchini, braccialetti, anelli e l’immancabile cerchio d’oro per le caviglie.
Scelte complesse che se inadeguate erano punite con botte feroci e dolorose punture di spille. Un discorso a parte si deve fare per i profumi.
La parola ha un’origine sacra: deriva, infatti, da “pro fumo”, che significava “come fumo” e indicava il rito di bruciare rami aromatizzati affinché il loro profumo giungesse fino al cielo in onore degli dei.
Antonella Minardi

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