L’Eni ha ammesso che il Cova è pericoloso
Abbiamo aspettato parecchi anni ma è accaduto. Anche l’Eni ha finalmente ammesso che il Cova di Viggiano può provocare danni alla salute e all’ambiente. Non sappiamo se si sia trattato di un errore di comunicazione o di una scelta, ma la notizia diffusa tre giorni fa, in cui l’Eni ha affermato che “le operazioni per completare le ultime fasi di avviamento del Cova, saranno condotte assicurando la massima salvaguardia della salute delle persone e il rispetto dell’ambiente circostante”, non lascia nessun dubbio sul grado di pericolosità dell’impianto petrolifero realizzato nel cuore della Val d’Agri.
Si tratta di una vera e propria svolta nel modo di informare del cane a sei zampe, dopo che il Cova è stato chiuso ad aprile scorso a causa della rottura di un serbatoio che ha provocato lo sversamento di centinaia di tonnellate di greggio nei terreni e nelle falde acquifere a valle dell’impianto. Oltre a questa ammissione, l’Eni ha anche fatto sapere che “potrebbero verificarsi eventi limitati di visibilità della fiaccola e di emissione di fumi e fenomeni odorigeni, che saranno costantemente monitorati e registrati sia dalle centraline del Cova sia da quelle Arpab”. Insomma, dopo anni in cui sia l’Eni che la Regione Basilicata e i governi nazionali, hanno sempre sostenuto che costruire un centro oli in un’area abitata, non c’era nessun pericolo, ora è stato dichiarato ufficialmente che non è così.
Tutto questo non può passare inosservato e noi del M5S denunciamo per l’ennesima volta le responsabilità del governatore Pittella e del governo Gentiloni che consentono all’Eni di continuare a devastare la Val d’Agri come se si trattasse di una realtà in mezzo al deserto. La Val d’Agri com’è noto non si trova nel deserto, ma è fatta di cittadini che vi risiedono, di natura ancora incontaminata, di storia, di agricoltura, di falde acquifere, di fiumi e invasi d’acqua da proteggere.
Il governatore Pittella e il ministro dell’Ambiente, si assumano le proprie responsabilità e la smettano di fare tattica e scelte concordate con Eni che mirano solo a prendere in giro i cittadini. Lo capiscono anche i bambini che la chiusura del Cova, avvenuta dopo lo sversamento di greggio solo per qualche mese, non è servita a niente. Il Cova va chiuso per sempre e subito. Diversamente, Pittella e il Pd dicano chiaramente che per loro la Val d’Agri può morire ed è prioritaria l’estrazione del petrolio.
Ormai, dopo gli ultimi incidenti e le ammissioni dell’Eni, nessuno può avere più alibi e continuare a sostenere che la pericolosità del Cova e delle trivellazioni sia solo allarmismo provocato dalle denunce del M5S, degli ambientalisti o dei cittadini. La Val d’Agri ha già dato tanto all’Italia e alla Basilicata. Ora, occorre salvarla prima che sia troppo tardi.
La stessa cosa va fatta per l’area del Camastra Alto Sauro dove la Total sta ultimando la realizzazione del centro oli Tempa Rossa. Anche lì, vanno fermati i lavori e annullati i progetti di estrazione prima che un’altra area naturalistica e ricca di acqua venga distrutta. E’ urgente bloccare l’arroganza della multinazionale francese che infischiandosene della tutela dell’ambiente lucano, vuole fare affari sulla pelle dei nostri territori. Inoltre, è giunto anche il momento di chiedere conto a Bubbico, a De Filippo, a Pittella, al Pd e agli altri partiti di destra e di sinistra che, per interessi economici e di carriere personali, hanno svenduto la Basilicata, firmando gli accordi con Eni e Total senza pensare alla salute dei lucani, al territorio e al futuro di un patrimonio naturalistico, storico, culturale e sociale inestimabili.