Lettera di Monsignor Caiazzo nell’anniversario del rogo nel ghetto della Felandina
E’ già passato un anno da quel tragico rogo della Felandina, dove perse la vita la giovane Petty in modo cruento e crudele. Come
pastore della Chiesa di Matera-Irsina, sento di partecipare, se pur da lontano, a questo momento che fa memoria di una donna e di una ferita che appartiene a tutti. Ebbi a dire allora che la Felandina fu una sconfitta per tutti. Lo ribadisco ora. S. Giovanni Paolo II espresse questo profetico concetto, quando c’erano altri fenomeni migratori: “Nella Chiesa nessuno è straniero
e la Chiesa non è straniera a nessuno”. Ma forse in questo momento dovremmo dire: “Nella terra nessuno è straniero e la terra non è straniera a nessuno”.
La Chiesa ha il sacrosanto dovere di evangelizzare anche attraverso i suoi interventi di promozione umana e la testimonianza della carità. Sa benissimo che deve mantenere viva la coscienza che la sua missione primaria è l’annuncio diretto di Cristo ad ogni uomo concretizzando quanto viene annunciato. Una fede senza prossimità è teoria, cerimonia, ritualità, fideismo. La fede, ci ricordano Benedetto XVI e Papa Francesco “si trasmette per contatto” . Fuori da questa logica, quella dell’amore, non c’è Chiesa. Si nasconde una organizzazione come tante altre: manca il mistero fondamentale dell’incarnazione che si è svelato con la venuta di Gesù nel mondo.
In questa logica, come Chiesa di Matera-Irsina, grazie all’impegno costante della Caritas Diocesana, della Fondazione Migrantes, e ai confratelli sacerdoti di Bernalda e Metaponto, ci siamo mossi, trovando nelle istituzioni, nei tanti enti e associazioni del territorio quella collaborazione necessaria e indispensabile. L’apertura di “Casa Betania”, casa della dignità a Serramarina e dei due appartamenti a Metaponto sono la nostra risposta per dire che è possibile agire, trovando soluzioni che aiutano questi nostri fratelli a integrarsi nel nostro contesto sociale, culturale e religioso.Tuttavia mi chiedo: lo sgombero della Felandina, successiva al rogo,ha risolto il problema? E ancora: al di là delle tante dichiarazionipropagandistiche, di facciata, di interesse personali o di partito,cosa è stato fatto nel frattempo affinchè questi uomini e donnevenissero trattati come esseri umani? Sono ormai almeno decenniche sento dire che “gli immigrati” vanno aiutati nei loro paesid’origine. Mi chiedo: cosa è stato fatto nel frattempo nei loro paesiper aiutarli a vivere dignitosamente?
Vorrei delle risposte che purtroppo non trovo. Ogni cristiano sa benissimo che è chiamato a testimoniare che alla base della convivenza umana ci sono sentimenti e scelte indispensabili: il rispetto, l’accoglienza, la solidarietà, e quindi il rifiuto di ogni discriminazione verso chiunque, compresi gli immigrati. Dovrebbe essere un’esigenza umana, cioè di tutti, ma per noi credenti un’esigenza che scaturisce dalla fede in Gesù Cristo e dall’adesione al Vangelo della carità.
Ringrazio tutti voi, carissimi confratelli nel sacerdozio, Signor Sindaco, voi che rappresentate diversi enti e aziende, per quanto
state facendo e continuate a fare. Ricorderò stamattina nella messa la giovane Petty, nel rispetto della sua fede e del suo credo, affidandola all’unico Dio, Padre di tutti, perché possa godere nella vita eterna ciò che in questa vita le è stato negato e rubato.
✠Don Pino