Link e Rete della Conoscenza Puglia con la nuova legge il diritto allo studio farebbe un passo indietro di dieci anni
Nel pomeriggio di oggi 11 dicembre si è tenuta la seduta del CURC – Comitato Universitario Regionale di Coordinamento. Tra i punti all’ordine del giorno è stata illustrata la bozza di revisione della Legge Regionale sul Diritto allo Studio, elaborata da un gruppo di lavoro composto dai docenti degli atenei pugliesi. Durante la discussione abbiamo riportato le nostre criticità su questo disegno di legge, la cui stesura non ha previsto il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse e prevede un sistema di governo che li estromette completamente. “È impensabile che sulla stesura di una Legge in materia di diritto allo studio non siano ascoltati gli studenti e le studentesse – dichiara Enrico Pulieri, rappresentante di Link nel CdA ADISU – una legge sul diritto allo studio dovrebbe essere costruita a partire dai bisogni reali degli studenti, non vogliamo essere essere trattati come conti da far quadrare, come si desume dalla scelta politica di estromettere gli studenti e l’ADISU dalla discussione”. “Le rappresentanze studentesche in CdA Adisu diminuirebbero drasticamente, riducendosi da uno per ateneo ad un solo rappresentante per tutta la Regione – dichiara Savino Ingannamorte, rappresentante di Link all’interno del CURC – si applicano gli stessi principi delle aziende, ma per la tutela di un diritto fondamentale come quello allo studio. Si nega la partecipazione e la democrazia, senza apportare alcuna semplificazione dei processi, perché il testo aggiungerebbe un ulteriore organo di decisione, composto a maggioranza dai Rettori”. Da tempo in questo Paese viene portata avanti una retorica che contrappone l’efficienza delle amministrazioni alla democraticità dei processi decisionali, nulla di più sbagliato, ancor più se questi processi riguardano la tutela di diritti sociali. Da associazione studentesca presente sul territorio nazionale e che da anni è componente del CdA ADISU in Puglia possiamo affermare come l’attuale consiglio ADISU, che vanta una composizione eterogenea, è il modello più funzionale ad ascoltare tutte le istanze dei territori. Il nostro modello, tra i più virtuosi, efficaci e democratici del Paese, è messo a rischio da questo progetto, che anziché produrre un avanzamento, distruggerebbe il nostro sistema, portandolo indietro di anni.
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