L’ipotesi di Renzi di varare un Ministero del Sud
“Se l’ipotesi ventilata dal premier Renzi di varare un ministero per il Sud si rilevasse la solita boutade propagandistica, non potremmo che rammaricarcene; se invece è la concreta presa d’atto della necessità di sanare una lunga latitanza nazionale sul tema del Mezzogiorno, non faremo certo mancare il nostro costruttivo contributo”. È quanto sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, che pur valutando positivamente l’idea di un ministero per il Sud, aspetta il governo alla prova dei fatti.
“È positivo che dopo anni di oblio la questione meridionale torni ad affacciarsi, seppur timidamente, nell’agenda politica nazionale. Sulla scia di una vulgata tornata in auge nei primi anni del XXI secolo – continua Falotico – il Mezzogiorno, con il suo carico di problemi e contraddizioni, ma anche di risorse e opportunità, è stato colpevolmente espunto dal dibattito economico e sociale e archiviato nello scaffale polveroso delle idee démodé. L’élite che ha governato il paese negli ultimi tre lustri, condizionata dalla martellante propaganda anti-meridionale della Lega, che oggi si atteggia a forza nazionale con molto folclore e poca credibilità, ha decretato la fine della questione meridionale come questione nazionale, soffocando nella culla quel poco di convergenza che dalla seconda metà degli anni ’90 aveva ridotto parzialmente lo storico divario tra Nord e Sud”.
“Oggi il Sud, con colpevole ritardo, può ritornare al centro del dibattito essendo maturata la consapevolezza che le difficoltà del paese nel cogliere il vento della ripresa internazionale dipendono in larga parte dalla debolezza del Mezzogiorno, dalla scarsa dinamicità della sua domanda interna, dal processo di desertificazione industriale che ha colpito molti suoi territori, dalla riduzione dei trasferimenti nazionali per gli investimenti infrastrutturali e produttivi. Ecco allora che un ministero per il Sud – continua Falotico – potrebbe essere una valida risposta istituzionale, a patto che venga concepito come cabina di regia per rendere più spedita, efficace ed efficiente la spesa delle ingenti risorse comunitarie, ma allo stesso tempo per responsabilizzare e coordinare le istituzioni locali dentro un percorso che, rifuggendo sia da nuove tentazioni centralistiche sia da perniciosi richiami localistici, impalchi un nuovo modello di governance che guardi al Sud come area ottimale di politiche economiche e sociali e non come semplice sommatoria centrifuga di territori e di politiche”.
“Il problema del Sud – spiega Falotico – non è solo il divario che lo divide dal resto del paese, ma il debole livello di integrazione tra la sua dorsale Est e la sua dorsale Ovest, come ha opportunamente osservato Massimo Lo Cicero. L’ipotesi di un ministero per il Sud potrà avere successo – avverte il segretario della Cisl lucana – solo se sarà messa al servizio di una strategia di alto profilo politico tesa al superamento delle spinte centrifughe, che indeboliscono e svuotano come un tarlo paziente il Mezzogiorno delle sue risorse migliori, e delle contraddizioni tra aree forti e aree deboli, tra aree soggette a impetuoso e disordinato inurbamento e aree in via di spopolamento, tra l’osso e la polpa”.
“In questo senso la Basilicata potrà giocare un ruolo cruciale in quanto possibile regione cerniera tra Est e Ovest. È una sfida non banale che va sostenuta con la risolutezza e la lungimiranza di chi crede che i grandi cambiamenti non sono il risultato della felice intuizione del singolo o di una oligarchia illuminata, ma sono sempre l’espressione di grandi movimenti sociali. Senza una rivoluzione delle coscienze – conclude Falotico – non ci sarà panacea tecnocratica o ministeriale in grado di risollevare il Sud dal suo torpore”.