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L’Italia nel videogaming

Quando si parla di Italia e tech, a venire in mente sono tendenzialmente aspetti legati al globalmente apprezzato made in Italy: in tale contesto, impossibile non fare riferimento a marchi motoristici mondiali come Ferrari, Lamborghini, Ducati, Aprilia, o anche a marchi più quotidiani come Fiat o Lancia, simboli dell’automotive innovativo italiano. Si tratta di nomi accomunati, insieme a quelli delle tante eccellenze nei vari campi, da un denominatore condiviso: i collegamenti con l’Italia. Collegamenti che, a ben vedere, costellano anche un contesto strettamente legato al tech che, tuttavia, non viene spesso associato all’Italia: quello del videogaming. Per un motivo o per l’altro, in effetti, raramente ci si sofferma a pensare ai collegamenti tra il Bel Paese e il mondo videoludico: una mancanza che, considerando quanti e quali esempi possano essere fatti, risulta piuttosto difficile da comprendere.

I contesti italiani in ambito videoludico cominciano ad apparire ben presto, specie considerando alcuni fra i titoli di maggior rilievo: è il caso della serie Tomb Raider. Le avventure dell’archeologa Lara Croft, nel primo ciclo di giochi ad essa dedicato, avevano la caratteristica di seguire un filo conduttore spostandosi in varie località da esplorare. Nel secondo capitolo, del 1997, in alcuni livelli la protagonista si dedicava a esplorare Venezia, riprodotta fedelmente seppur al netto delle limitazioni tecniche dell’epoca. Pochi anni dopo, nel 2000, nei primi livelli di Tomb Raider Chronicles Lara si trovava invece a dover esplorare Roma: il maggior livello di dettaglio permetteva di riconoscere punti come il Colosseo e i Mercati Traianei, tra altre località più generiche.

Più d’impatto, anche per il successo della serie, è stata la rappresentazione di alcune città italiane avuta in Assassin’s Creed. Il protagonista di Assassin’s Creed 2, che torna anche nel capitolo successivo, è un nobile rinascimentale fiorentino: complice anche il salto avanti della grafica in un titolo del 2009, la Firenze cinquecentesca è stata resa in un modo che ancora oggi affascina. Non solo, ma sono riprodotte anche Roma e Venezia, componendo una trilogia di città complete dei loro edifici iconici contestualizzati all’epoca: San Pietro, il Colosseo, la Basilica di San Marco e Piazza della Signoria sono solo alcuni dei luoghi storici rappresentati nei titoli, in grado di far appassionare i videogiocatori a un periodo spesso conosciuto solo per le sue pur importantissime opere d’arte.

All’Italia si sono poi ispirati anche intrattenimenti che, sul piano grafico, potrebbero sembrare avere poche occasioni di esprimere tali ambientazioni: è il caso delle slot machine, la cui versione digitale è oggi dominante. Il successo delle slot online, d’altra parte, è testimoniato dalla ricca offerta di titoli presenti su siti specializzati: è il caso di Tomb of Ra o Super Lion, due fra i più noti intrattenimenti tematici proposti da PokerStars Casino. Impossibile che il made in Italy non avesse riflessi su un settore videoludico tanto amato, e infatti sono arrivati esempi come Viva Venezia, ambientato nella capitale lagunare: l’ambientazione è resa tramite l’utilizzo di simboli inconfondibili ad essa associati, dimostrando come anche in questo caso le ambientazioni italiane siano state prescelte tra le tante possibili.

Altro filone da sempre molto favorevole agli scenari italiani è quello degli shooter in prima persona storici, che fanno rivivere eventi svoltisi in Italia. I vari Call of Duty, Battlefield e Medal of Honor hanno ripetutamente creato sezioni ambientate in Sicilia, nelle campagne toscane o lungo le Alpi, e proprio quest’ultimo è lo scenario prescelto da un titolo che è uscito di recente: Isonzo. Si tratta del terzo capitolo della serie WWI e segue Tannenberg e Verdun, rispettivamente sui fronti orientale e francese degli scontri: coerentemente, Isonzo mette in scena il fronte italiano. Gli scenari, creati con grande fedeltà e in linea con l’approccio storico del titolo, non sono passati inosservati: i gestori del Forte Corbin, rappresentato nel titolo, si sono criticamente espressi riguardo il suo inserimento.

Infine, merita menzione un titolo non solo ambientato, ma anche sviluppato in Italia: Martha is Dead, uscito lo scorso febbraio. Già distintosi con The Town of Light, uscito nel 2016 e a sua volta ambientato nell’ex manicomio di Volterra, lo studio italiano LKA ha scelto nuovamente le familiari ambientazioni toscane per mettere in scena un titolo profondamente narrativo e caratterizzato da una forte esplorazione della psicologia della protagonista, ricostruendone le difficili vicende sullo sfondo della campagna toscana degli anni ’40.

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