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“Lo sceicco di Castellaneta”

La Fondazione Rodolfo Valentino di Castellaneta, in occasione delle feste natalizie, presenta in anteprima presso la sala multimediale del Museo Rodolfo Valentino di Castellaneta  il docu-film “Lo sceicco di Castellaneta” prodotto dalla Cortolab di Roma con il contributo dell’Apulia Film Commision e della stessa fondazione, con la collaborazione del DAMS di Torino.
Il docu-film “Lo sceicco di Castellaneta” sarà presentato mercoledì 22 dicembre alle ore 21,00 dal regista Giuseppe Sansonna e da tutto il cast del film ai soli componenti della Fondazione Rodolfo Valentino e alle autorità delle città del mito e proiettato ai visitatori del museo Rodolfo Valentino in anteprima il 23, 25 e 26 dicembre con due proiezioni al giorno, alle ore 18,30 e alle 20,30; sarà l’occasione per il pubblico di vedere questo docu-film che sta riscuotendo un grande successo a numerosi festival cinematografici.

“Lo sceicco di Castellaneta”, con la regia di Giuseppe Sansonna, la fotografia di Valentina Summa, la scenografia di Nicola Curri e i costumi di Medile Siaulytytè, è stato girato a Castellaneta lo scorso mese di febbraio con gli attori protagonisti Dante Marmone e IIaria Congiolesi e alcune comparse locali mentre, parla indirettamente di Rodolfo Valentino, primo grande divo del cinema muto che nacque a Castellaneta il 6 maggio 1895 e morì a New York il 23 agosto 1926, all’apice del successo; nella sua città natale, ancora oggi, sono in molti a rendergli omaggio, ciascuno a suo modo.

C’è chi ha dato il suo nome alla propria lavanderia, a una linea di vini, a un magico profumo, ad un bar, chi smania per riportarne in Italia la salma, chi ha istoriato con la sua sacra effigie la propria Harley Davidson, chi giura che fu avvelenato da un’amante gelosa e chi sostiene che fu vittima della mafia. L’anziano figlio del suo compagno di giochi ne racconta l’infanzia scapestrata, trascorsa tra imprese ucignolesche e piccoli furti ai danni dei contadini locali. C’è anche chi ricorda la bizzarra vicenda di Antonio, il “matto del paese”. Negli anni sessanta vagava per il paese travestito da sceicco, da gaucho, da cosacco e da torero. Rubava i costumi alle compagnie di avanspettacolo e trasformava il paese nel suo set personale. Il suo sguardo febbrile trasformava la spelonca carsica locale nel Grand Canyon, favorendone l’immedesimazione nel grande Rudy.

Il documentario si snoda tra memoria orale, volti caratteristici, espressioni dialettali, ricostruzioni filmiche e preziose ed inedite immagini di repertorio. Un materiale composito, da cui emerge una sensazione: Valentino nasce e muore ogni volta, nella voce di chi lo racconta.

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