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L’onorevole Bordo attacca l’Autorità Portuale di Manfredonia

“L’Autorità portuale di Manfredonia è un ente fantasma, che gestisce traffici modestissimi e spreca denaro pubblico per pagare le indennità di commissari di nomina partitica in carica da molti anni senza che abbiano compiuto un solo atto per migliorare l’operatività di un’infrastruttura strategica per l’intera Capitanata”. E’ la replica di Michele Bordo, deputato del PD, alle “scomposte dichiarazioni del PdL manfredoniano, impegnatosi nella difesa d’ufficio del commissario Nino Falcone, al quale è perfino mancato il coraggio di esporsi in prima persona”.

“Il manifesto affisso in città – continua Bordo – contiene una sola affermazione vera: ho presentato un’interrogazione per chiedere al Governo di procedere con urgenza alla nomina degli organismi dell’Autorità in modo da assicurare il suo concreto funzionamento. Dalla risposta del Sottosegretario Improta, preparata in modo burocratico dai funzionari del Ministero, è scaturito un dibattito di merito in Commissione Trasporti che, purtroppo, ha fatto emergere con chiarezza ciò che è noto da anni: l’autorità portuale di Manfredonia è un organismo improduttivo che succhia risorse economiche in una fase molto critica per la finanza pubblica.

E’ bene si sappia che circa il 50% delle risorse annuali di cui dispone è destinato alle indennità di commissario e vice commissario (270.000 euro), ai revisori dei conti (39.639 euro) e a missioni e rimborsi (45.907 euro), mentre la media nazionale del costo di questi organismi e’ del 2,8% delle spese generali.

Se questo ente funzionasse, nessun rappresentante del Governo ipotizzerebbe la soppressione, nè la Corte dei Conti la chiederebbe, come ha fatto nel 2006, 2009 e 2010, scrivendo: “L’Autorità non ha approvato un Piano regolatore portuale né ha mai redatto Piani operativi triennali e relativi aggiornamenti annuali. Il volume di traffico resta largamente al di sotto del limite minimo stabilito dalla legge n. 84/94 per la costituzione e il mantenimento delle Autorità portuali”; e aggiungendo “La Corte richiama l’attenzione del ministero vigilante sulla necessità che la posizione dell’Autorità Portuale di Manfredonia venga al più presto definita. Appare infatti indubbio che, in assenza di personale proprio e di idonei strumenti operativi e gestionali, la gestione commissariale in atto risponde al solo scopo di consentire ai ricorrenti ( Commissario e Vice – Commissario n.d.r ) il godimento dei relativi compensi”. Significa che, secondo la Corte dei Conti, Falcone e Capurso ricevono centinaia di migliaia di euro ogni anno senza fare nulla.

D’altronde, la realtà e’ impietosa per il commissario e, ancor peggio, scandalosa per il territorio: il porto Alti fondali di Manfredonia cade a pezzi, da mesi non c’è più un rimorchiatore, e’ fuori dalla programmazione strategica che riguarda i porti pugliesi ed il traffico merci e’ ormai stabilmente sotto il milione di tonnellate.

Quanto ai 30 milioni di euro a cui il PDL fa riferimento nel suo manifesto, sono i finanziamenti sbloccati dal Governo Monti – sottolinea Bordo – ossia quelli già esistenti e mai assegnati dal Governo Berlusconi, nonostante la presenza dell’Autorità portuale e degli autorevoli parlamentari del PDL del nostro territorio.

Sono i fatti, non le chiacchiere, a dire che di fronte a questo fallimento sarebbe stato più utile al territorio e alle sue imprese, sotto il profilo finanziario e strategico, entrare, come avevano chiesto tutte le istituzioni locali, nell’Autorità del Levante e nel sistema portuale costituito da Bari, Barletta e Monopoli. In ciascuno di questi scali i traffici sono aumentati e le attività si sono diversificate e incrementate. Così avremmo potuto, finalmente, avere un Piano Regolatore indirizzato all’utile e razionale sfruttamento delle enormi ed inutilizzate aree retroportuali, attirando verso Manfredonia chi opera con i container.

Allora, delle due l’una: o l’Autorità manfredoniana è inutile ed andrebbe soppressa, o è stata mal gestita e il commissario deve dimettersi. Ciò che non e’ più sopportabile – conclude Michele Bordo – e’ che perduri lo scandalo dell’esistenza di un ente buono solo per pagare le indennità a chi ha conservato l’incarico grazie al trasformismo ed a chi ha come unico titolo di merito l’essere stato nella segreteria del vice presidente della Camera”.

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