L’opi di Potenza chiede che il San Carlo dia la possibilità ai laureandi di poter partecipare all’avviso
Dialogo aperto tra l’Ordine degli infermieri di Potenza e il commissario straordinario dell’Aor San Carlo, l’ingegner Giuseppe Spera, per affrontare la scarsità di risorse professionali infermieristiche, presenti sul territorio, una carenza che ha gravissime conseguenze nell’attuale fase dell’emergenza sanitaria Covid 19. Gli infermieri, strutturalmente sotto organico, sono la categoria più colpita dalla pandemia. Molti dipendenti, che si sono distinti per impegno generoso, hanno accumulato, per i sovraccarichi di lavoro della prima fase dell’emergenza, quote di stress e di affaticamento tali da poter incidere sulla qualità delle prestazioni assistenziale
La decisione della Direzione strategica di lanciare un bando di reclutamento per il personale infermieristico del San Carlo deve infatti fare i conti con l’esito del tutto negativo dell’analoga procedura, per contratti infermieristici a tempo determinato, espletato dall’Asm di Matera: solo quattro risposte a fronte di 350 richieste.
Per scongiurare il rischio che si ripeta analogo fallimento l’ OPI di Potenza ha sollecitato il Commissario con poteri di Direttore Generale a valutare la possibilità di aprire il bando alla partecipazione anche dei laureandi del San Carlo e dei Presidi Ospedalieri di Lagonegro e Villa d’Agri.
“Questi giovani – commenta la presidentessa dell’Ordine, Sara Robertucci, coordinatrice dell’emodialisi del San Carlo – possono essere già considerate risorse aziendali: hanno infatti accumulato, grazie a un curriculum di studi che dà gran peso alla formazione in affiancamento sul campo, centinaia di ore di servizio negli ospedali che ospitano i tre corsi di laurea. Per altro anche l’ara teorico-disciplinare è in larghissima parte coperta da risorse docenti appartenenti alla comunità del San Carlo. Posticipare la pubblicazione del bando al primo dicembre, favorirebbe la loro partecipazione, oltre ad alleviare il peso delle carenze organiche, sarebbe quindi anche un modo di valorizzare il lavoro didattico già svolto e le esperienze accumulate nei nostri reparti”.