Lotta al caporalato in Puglia, la nota di Gagliardi (Flai Cgil)
Manca poco alla fine di questa calda estate pugliese che ricorderemo come una stagione particolarmente rovente sul fronte della lotta al caporalato in agricoltura: dal tavoliere delle Puglie alla penisola Salentina, passando per il territorio barese, le forze dell’ordine e gli enti ispettivi hanno sferrato un poderoso attacco nei confronti di chi pensa che le produzioni agricole si realizzino calpestando, ancor prima dei diritti del lavoro, la dignità stessa della persona.
Un’opera encomiabile, ma anche dovuta, in applicazione della Legge 199 del 2016. Senza soluzione di continuità emergono incredibili storie di lavoratori tenuti in nero, non di rado alle soglie della riduzione in schiavitù.
Le task-force dei carabinieri e polizia messe in campo nelle diverse province pugliesi, incassano lusinghieri risultati sul fronte repressivo, dimostrando -se ce ne fosse bisogno- l’elevato grado di disapplicazione dei contratti di lavoro e l’impressionante pervasività dei fenomeni di irregolarità, di sfruttamento e di caporalato presenti nel mercato del lavoro, sconfessando chi addirittura, anche in taluni ambienti istituzionali, negava fino a qualche tempo fa l’esistenza stessa del caporale.
Ma tutto ciò non basta: l’opera lodevole affidata all’attività ispettiva e sanzionatoria risulta ancora monca dell’altro importante aspetto contenuto nella 199 che prevede l’azione propositiva da realizzarsi con un salto culturale che le imprese agricole devono compiere iscrivendosi alla Rete del lavoro agricolo di qualità.
Impietosi i dati INPS che indicano una scarsa volontà imprenditoriale in grado di isolare chi, violando le regole, ne fa un forte strumento di dumping proprio nei confronti di quella categoria di capitani d’impresa che rispettano le regole e le leggi.
Sono circa 120 mila le aziende agricole con dipendenti; 1142 gli ispettori che sul territorio nazionale tra il 2016 e il 2018 hanno effettuato circa 5.000 accessi riscontrando 3.887 rapporti di lavoro in nero (circa il 79%) e 5.065 rapporti irregolari. La Puglia conta 90 ispettori, spesso con pochi mezzi e scarse risorse a disposizione. Emerge un quadro che parla di una lotta impari nel contrasto dei fenomeni distorsivi presenti nel mercato del lavoro. Intanto, il dato aggiornato a marzo 2019 rivela che in Italia sono 3602 le aziende iscritte alla Rete, 1005 delle quali (il 29%) opera in Emilia Romagna.
In Puglia risultano iscritte 900 aziende (il 25%) a fronte di 27.000 unità produttive che utilizzano manodopera extrafamiliare prevalente e oltre 15.500 con conduzione con salariati; Bari è la provincia con il numero maggiore di iscrizioni pari al 19%. Le campagne del sindacato di strada della Flai Cgil pugliese guardano anche a questi numeri che traducono la necessità di chiedere con maggiore forza la piena applicazione di una legge di civiltà come la 199, a differenza di chi sfacciatamente ne vorrebbe ridimensionato il raggio d’azione chiedendo lo svuotamento dei punti cardini su cui poggia.
Accogliamo con favore l’intenzione della neo Ministro alle politiche agricole, Teresa Bellanova orientata a pretendere che la legge si applichi in tutte le sue parti. D’altro canto, è stata la stessa senatrice tra le principali promotrici della norma avendone colto la necessità e lo spirito innovativo e lungimirante.
Oltre a quella istituita a marzo del 2018, nella nostra regione sono attive le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di Brindisi e Lecce, pronte a riempire di contenuti le azioni di buone pratiche; l’auspicio è quello di giungere presto ad avere in ogni provincia sezioni territoriali della Rete ben strutturate ed operative.
Il compito del sindacato, portatore di interessi dei lavoratori, è quello di agire con la denuncia pubblica e presso gli organi preposti specie quando si incrociano sacche di sfruttamento spinto, ma anche di realizzare proposte in grado di dimostrare che proprio la legge 199 offre la possibilità di semplificare tutte quelle procedure tanto contestate dal mondo imprenditoriale.
Un esempio per tutti: in provincia di Foggia è in fase avanzata un progetto dal nome evocativo “Senza Caronte”, che muove la propria dinamicità nel solco della 199, dove la Flai locale è soggetto proponente e capofila, in grado di realizzare con la collaborazione di diversi soggetti pubblici e privati un modello capace di costruire l’incontro tra domanda e offerta con modalità trasparenti e tracciabili, stroncare lo strapotere dei caporali nella gestione del trasporto dei lavoratori stagionali ed impedire alle imprese agricole di giustificare la necessità di un sistema basato sul caporalato anteponendo l’alibi dell’assenza di manodopera immediatamente disponibile.
Tra qualche mese saranno attivi i tavoli per il rinnovo dei contratti provinciali agricoli: tutti gli attori, rappresentanti sindacali e datoriali, avranno l’obbligo -non solo morale- di tenere debitamente in conto il quadro generale in cui si muove l’economia del settore primario e quanto di valido sarà necessario realizzare per stroncare l’ignobile fenomeno dello sfruttamento lavorativo e il caporalato. Gli strumenti ci sono.
Antonio Gagliardi,
Segretario generale Flai Cgil Puglia