Lunedì 18 dicembre sciopero generale del settore edile
Lunedì 18 dicembre i lavoratori del settore edile incroceranno le braccia per l’intera giornata. Lo sciopero nazionale è stato proclamato dai sindacati di categoria Filca Fillea Feneal a seguito del mancato rinnovo del contratto nazionale, scaduto da un anno e mezzo. Per l’occasione i sindacati hanno organizzato sei manifestazioni interregionali a Torino, Padova, Roma, Napoli, Cagliari e Palermo. A Napoli è attesa anche una nutrita rappresentanza di lavoratori lucani che raggiungeranno il capoluogo campano a bordo di 5 pullman, “un livello di partecipazione superiore all’obiettivo prefissato a testimonianza del fatto che si tratta di uno sciopero molto sentito dai lavoratori”, fanno sapere le segreterie regionali di Filca Fillea Feneal. I lavoratori sfileranno in corteo da Piazza Mancini (dove si prevede il concentramento a partire dalle 9:30) fino a Piazza Matteotti dove si terrà il comizio finale del segretario generale della Filca Cisl, Franco Turri. Lo sciopero, annunciato con due mesi di anticipo nella speranza che la controparte Ance avesse il tempo di riflettere sulle richieste presentate dai sindacati, è stato anticipato nelle scorse settimane da una vasta mobilitazione territoriale con assemblee, attivi unitari e campagne di volantinaggio, mobilitazione che non ha sortito l’effetto sperato e che ha indotto perciò i sindacati a confermare lo sciopero. Per i segretari regionali di Filca Fillea Feneal, Michele La Torre, Enzo Iacovino e Cosimo Damiano Paolicelli, “le nostre proposte sono in grado di dare risposte ad un settore in crisi ormai da 10 anni che ha registrato la perdita del 40 per cento degli addetti e delle imprese, ma abbiamo dovuto prendere atto nell’incontro tenutosi il 12 dicembre che c’è solo una formale disponibilità dell’Ance, senza passi avanti concreti sui temi cruciali posti nella piattaforma, temi che vanno ben oltre la richiesta di aumenti salariali, seppur legittima, e che mirano nei fatti a salvare il settore delle costruzioni attraverso la riforma degli enti bilaterali, una maggiore sicurezza sui posti di lavoro, la creazione di un fondo sanitario nazionale, il rafforzamento della previdenza complementare e la costituzione di un fondo integrativo per il pensionamento anticipato. Invece l’Ance insiste con l’idea che il settore si salva abbassando i costi del lavoro, cementificando il paese ed eludendo norme e contratti”.