Lupi nella murgia, ma nessun pericolo
Sono più pericolosi i cinghiali, le prede, che i lupi, predatori. Pare che da parte dell’ente Parco dell’Alta Murgia, non vi sia nessun allarmismo ed anzi, rassicura i frequentatori. “Se il lupo non si sente in pericolo, non attacca” al contrario del cinghiale, vero motivo per cui il lupo frequenta l’area. Vista dai vertici del Parco, la presenza dei lupi significa che la Murgia sta tornando ad essere la “Murgia”di un tempo dove rivive fauna e habitat più consone, dopo gli anni del saccheggio e degli spietramenti e che sul crinale della speculazione stava cedendo il posto alle multinazionali delle energie rinnovabili, smaniose di farne un’immensa distesa di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. La presenza dei lupi, quelli veri, non deve spaventare, insiste Modesti che, con l’assessore regionale alle aree protette, Angela Barbanente, il presidente dell’Anci pugliese, Luigi Perrone e il presidente pro — tempore del Parco, Michele Di Lorenzo subentrato a Gerolamo Pugliese, ha presentato i risultati dei primi cinque anni di vita del parco nazionale.
Quando all’inizio dell’anno, sul ciglio della provinciale tra Altamura e Corato, viene trovata la carcassa di una giovane lupa, scatta subito l’allarme tra gli allevatori, quelli di Ruvo, Minervino e Andria, soprattutto, dove tra il 2008 e il 2009 sono quattordici i capi di bestiame azzannati. Il ritrovamento della carcassa, però, lascia prudenti i vertici del parco: «Quel ritrovamento — spiega Modesti — non era di per sé una prova dell’esistenza di nuclei stabili di lupi. La Murgia non ha una vegetazione tale da assicurare la conservazione vitale dei lupi ma il fenomeno va monitorato. Così da luglio scorso con otto telecamere posizionate in punti strategici e sensibli del parco è partito il monitoraggio della presenza dei lupi (nella foto uno scatto della rilevazione). Dopo la carcassa di gennaio, ancora un ritrovamento ad agosto tra Santeramo e Laterza, fuori dal perimetro del Parco ma vicino alle gravine dove si trova un’altra colonia di cinghiali.
Non sappiamo quanti sono in totale i lupi presenti — osserva Modesti — ma è un fenomeno che merita attenzione non solo per la novità sul piano naturalistico. La politica di gestione che abbiamo adottato — insiste il direttore generale — nei confronti dei danni alla zootecnia». In questi casi, l’indennizzo è pressoché immediato e copre il valore di mercato dell’ovino azzannato: la verifica del veterinario avviene in un giorno. «Ottanta euro a capo — osserva Modesti — mentre per i danni alle colture provocati dai cinghiali, abbiamo pagato indennizzi per 30mila euro».