Manduria Lab, coinvolti sempre più i cittadini nelle manifestazioni
Una manifestazione di protesta spontanea che raccoglie l’adesione di migliaia di persone (7.000 firme corrispondono alla metà degli elettori dell’ultima tornata), non può passare senza indurre qualche riflessione. Si possono non condividere forme e linguaggi, ci si può trincerare dietro il facile rifiuto del populismo, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte al disagio e al malessere che vengono in quel modo espressi.
La prima riflessione che viene di fare è che, quando migliaia di persone scendono in piazza (ci torna alla mente la manifestazione del 7 aprile contro il depuratore), motivate solo dalla esasperazione verso una situazione considerata ormai insostenibile, ciò che emerge, senza possibilità di confutazione, è il fallimento della politica: di quella parte di essa che è al governo della città e non ha saputo interpretarne le esigenze, ma anche della opposizione, che ha totalmente tradito il suo ruolo di controllo e proposta.
Quando l’interesse di chi dovrebbe rappresentarci è rivolto al mantenimento o alla conquista delle poltrone, piuttosto che a dare risposte ai bisogni dei cittadini, la deriva protestataria diviene inevitabile. Ma è pur sempre la politica che deve dare risposte, riconducendo i motivi della protesta nel solco della riflessione e della rielaborazione razionali e ponderate, che portino alla elaborazione di un progetto per la città organico, fattibile e condiviso.
È quanto noi di Manduria Lab cerchiamo di fare da oltre un anno e mezzo, coinvolgendo i cittadini nelle nostre attività. Noi che abbiamo difeso ferocemente la manifestazione del 7 aprile da ogni strumentalizzazione politica. Noi convinti che si possa e si debba governare “con” i cittadini e non “contro” di loro e che la manifestazione del dissenso sia esercizio di democrazia.
Manduria Lab,
laboratorio politico progressista