Matera, aggredita l’assessore Guarini
L’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Matera, Simonetta Guarini, è stata agrredita nei giorni scorsi, da una cittadina che, giunta in municipio, pretendeva dall’assessore la risoluzione di un problema con modalità illecite. Il sindaco della città dei Sassi, Salvatore Adduce, in una nota, ha denunciato pubblicamente l’aggressione subita dalla Guarini.
Questo il testo integrale della nota
nei giorni scorsi l’assessore comunale, Simonetta Guarini, mentre lavorava negli uffici delle politiche sociali in Municipio è stata verbalmente e fisicamente aggredita da una donna che pretendeva da lei la risoluzione di un problema suggerendo una procedura illecita. Al netto rifiuto dell’Assessore di aderire ad una tale proposta, la donna le ha sferrato un colpo in faccia. All’assessore ho vivamente chiesto e insistito di procedere per le vie legali affinché un simile gesto non resti impunito.. Ho valutato tutti gli aspetti di questo spiacevolissimo episodio. E prima di dare alla stampa queste considerazioni ho molto riflettuto. Ciascuno di noi, rappresentanti istituzionali, donne e uomini che hanno scelto l’impegno politico come la più alta e impegnativa delle missioni,e soprattutto amministratori comunali di ogni parte politica, da alcuni anni ha messo nel conto che difficoltà economiche, mancanza di lavoro, aumento delle tasse, problemi sempre crescenti della pubblica amministrazione a fare fronte alle pressanti richieste di aiuto, portino alla esasperazione a volte autolesionista, altre volte ad accessi di ira e ad atti violenti contro coloro che sicuramente non sono colpevoli di alcunché. Ritengo invece necessario nell’ottica della trasparenza divulgare la notizia per fare una pubblica riflessione sia sul ruolo e l’autorevolezza delle istituzioni, sia sulla debolezza di un sistema di welfare che non riconosce appieno il compito svolto dagli enti locali, che troppe volte non sono dotati degli strumenti necessari a distinguere povertà, sofferenza, disagio vero e villania, volgarità, assoluta mancanza di rispetto del prossimo. Anche quando si tratta di un rappresentante delle istituzioni. Anzi è del tutto evidente che proprio sui rappresentanti delle istituzioni sembra che chiunque si senta autorizzato a sfogare la propria rabbia, a volte comprensibile, a volte no. C’è grande sofferenza nelle nostre città, nella nostra comunità. La crisi ha acuito enormemente le sofferenze di tante famiglie, di tantissime persone che per la gran parte vivono il disagio con dignità e rispettando il prossimo. Io personalmente ne incontro molte, in Municipio, nelle vie della città, nelle chiese, grande ed insostituibile presidio sociale, nelle sedi delle associazioni di volontariato. Senza questi importantissimi soggetti sociali che integrano efficacemente l’eccellente e prezioso lavoro dei servizi sociali del Comune non sapremmo come fare. C’è una parte, invece,fortunatamente una piccola parte che, a fronte di una “copertura” offerta dalle leggi e dai servizi sociali, vive il proprio disagio, la propria condizione di assistito come un’arma da brandire ad ogni piè sospinto contro gli operatori sociali, contro i rappresentanti del Comune colpevoli di non esaudire ogni richiesta anche quella impossibile da esaudire perché comporterebbe la commissione di illeciti. Voglio essere molto chiaro. Il Comune di Matera aiuta e sostiene persone come la signora in questione, specie in presenza di figli minori che abbisognano di alloggio, di riscaldamento, di andare a scuola, di cure, e che abbiamo il dovere di tutelare. Ci facciamo carico di individuare tutte le misure possibili previste per legge che il Comune può mettere in campo a sostegno delle situazioni di grave disagio economico, sociale, abitativo; attraverso il programma COPES, di concerto con la Regione Basilicata, abbiamo inserito centinaia di cittadini in un importante percorso di inclusione sociale. Ma diversamente dalla grande maggioranza di questi cittadini che con dignità ed educazione si rapportano agli uffici comunali in modo corretto per ritirare l’assegno o per cercare un lavoro, la donna che ha colpito l’Assessore Guarini, insieme ad un gruppo di “colleghi” sosta quotidianamente nell’atrio del Comune, con l’unico scopo di creare confusione ostacolando spesso il normale svolgersi dei servizi degli uffici e circolando costantemente in ogni luogo del palazzo comunale. Tutto ciò ha come unico fine l’ottenimento di qualcosa in più attraverso le minacce, l’aggressione verbale e fisica, come si è verificato l’altro giorno. Simili episodi non possono essere considerati il mero frutto di esasperazione dovuta al disagio e alla sofferenza. Ho l’impressione, invece, che i meccanismi assistenziali abbiano determinato in alcuni ambienti l’idea che qualunque problema individuale, di qualsivoglia natura, deve essere affrontato e risolto dal Comune o dalle istituzioni. E in qualche caso a dare man forte a questa idea ci si mette persino qualcuno di noi. Il sistema di welfare va sicuramente riformato. Gli interventi di contrasto alla povertà, al disagio sociale, non devono essere fini a se stessi e dare l’impressione che si possa vivere di assistenza. Sono proprio situazioni come queste che determinano “il diritto a chiedere ed ottenere” come nel caso della donna che ha colpito l’assessore Guarini. E’ necessario dunque che ognuno di noi assuma con serietà e rigore la responsabilità di non alimentare strumentalmente forme di contrapposizione tra cittadini e istituzioni. Questo è compito dei consiglieri comunali e di ogni rappresentante pubblico, a qualunque livello. Occorre, invece, che tutti insieme contribuiamo a consolidare la rete della solidarietà, pubblica e del terzo settore, attraverso nuovi strumenti di riconoscimento del disagio e della povertà, per avere la certezza che le poche risorse disponibili raggiungano chi davvero ha bisogno di aiuto. A tutti rivolgo, infine, l’invito a non cadere nella trappola della demagogia e della concessione di facili illusioni che servono solo ad alimentare fra i cittadini il sentimento di rabbia. Sempre più difficile sarà offrire le già limitate e parziali risposte che fino ad oggi il Comune ha potuto dare. E soprattutto vorrei suggerire di mettere da parte con queste persone, come con tutti i cittadini, la vecchia, mai abbandonata, pratica del clientelismo. Le cronache di questi giorni interpellano ciascuno di noi ad abbandonare pratiche di scambio elettorale. La pubblica istituzione è il bene comune per eccellenza che va difeso da ogni genere di violenza, di illegalità, di parassitismo o di strumentalizzazione. All’assessore Simonetta Guarini esprimo la piena solidarietà anche a nome della Giunta e dell’intera Amministrazione.
Salvatore Adduce – Sindaco di Matera