Matera: I Periti Industriali e il Comune, tracciano stato dell’arte e potenzialità da sviluppare
Sinergia fra Istituti tecnici, Università, Regione, istituzioni e Ordini professionali. E’ questo uno degli elementi su cui è necessario impegnarsi per poter consentire alle future generazioni di puntare su professioni tecniche che contino sulla necessaria qualità formativa e su un contesto territoriale che scoraggi l’emigrazione.
Il convegno sui nuovi scenari di sviluppo del terziario professionalizzante che si è svolto oggi a Casa Cava, promosso dai Collegi dei Periti industriali e dei Periti industriali Laureati di Matera, Bari, Brinsidi, Foggia, Lecce e Taranto e che rientra nell’ambito dei lavori delle Officine dello Sviluppo volute dal Comune in vista del Piano Strategico, ha messo a nudo vizi e virtù di percorsi di studio e professionali che hanno ancora bisogno di puntare su alcuni aspetti per trasformarsi in reale opportunità.
Sui cambiamenti e sullo sviluppo attualmente in atto si è soffermata , in apertura dei lavori, Mariafranca Spagnoletti, presidente del Collegio territoriale di Bari e Bat che ha aggiunto che le trasformazioni che riguardano il settore pubblico e le imprese devono tenere conto del capitale professionale che si sviluppa negli istituti tecnici e va sostenuto.
Per Corrado Urgo, presidente del Collegio di Matera tema centrale resta quello del lavoro e dei giovani. Il sistema delle imprese, ha aggiunto, deve aiutare la formazione di futuri tecnici e lavoratori così come l’Università, il Ministero e gli Istituti tecnici che devono operare insieme. La domanda fondamentale oggi è ancora relativa al lavoro su cui bisogna puntare e sul ruolo che devono svolgere le imprese. Un interrogativo su cui si è sviluppata, poi, gran parte del dibattito e che ha condotto ad un finale, sintetico, bilancio tracciato in chiusura da Urgo e che sottolinea l’importanza di puntare sui percorsi professionalizzanti e sulla sinergia fra enti e ordini.
L’assessore alla Pianificazione Strategica e all’Innovazione Giovanni Schiuma, ha sottolineato che non si può prescindere dalla formazione professionalizzante. ”Non c’è modello produttivo senza competenze – ha proseguito – e per questo le città devono essere sempre più luoghi di produzione, vere e proprie officine che conducono ad uno sviluppo sostenibile perché il modello attuale non garantisce posti di lavoro”. E sulla realtà universitaria, ha aggiunto: “Registriamo 70 mila immatricolati in meno (al sud il calo è stato pari al 30%) e sul fronte occupazionale 17% dei laureati non trova lavoro, percentuale che si alza fino al 36% nel caso dei diplomati. Mondo della formazione, imprese e istituzioni devono mettere a punto un vero e proprio hub che lavori su beni culturali, turismo e manifatturiero. Il tasso di disoccupazione, d’altronde, la dice lunga: per i diplomati dal 17,9% del 2008 si è passati al 36,4% del 2015. I laureati hanno visto i dati sull’occupazione passare dal 9,4% di disoccupati del 2008 al 17,2%. L’Italia, insomma, fa meglio solo della Turchia. Matera, dunque, deve costruire un’alleanza per la formazione professionlizzante che passa dalal costruzione di una rete fra istituti superiori, università, imprese e istituzioni”.
Ester Dini, del Centro Studi Opificium del Cnpi ha tracciato una vera e propria mappa che dati alla mano, parla chiaro: “Il tema annoso – ha detto – si muove attorno alla formazione tecnica di tipo terziario e ad un sistema universitario che non si è adeguato alle esigenze del Paese. Manca infatti un percorso terziario professionalizzante – ha aggiunto – L’Agenzia europea del Lavoro dice che entro il 2025 verranno richieste 2 milioni di figure tecniche di cui il 30% dovranno avere competenze di tipo ingegneristico e per questo serve una formazione di tipo terziario”. Illustrando buone pratiche già messe in atto con successo in Francia, Germania e Svizzera, Ester Dini ha poi sottolineato alcuni aspetti relativi alla situazione italiana che deve ancora, però, migliorare le proprie prestazioni.
Secondo Lorenzo Bendinelli, presidente del Collegio dei Periti Industriali di Trento, era fondamentale che il dna del perito industriale non venisse snaturato e, per questo, nella realtà trentina si è guardato all’esempio tedesco e, da lì, la Provincia autonoma di Trento ha messo a punto “Progettiamo il futuro”, un percorso professionalizzante alternativo a quello accademico che ha unito Istituto Tecnico, Università e Collegio dei Periti industriali. Il percorso biennale punta sulla meccatronica e prevede 63 crediti e, la vera novità, un ‘master’ che si aggiunge al VI Eqf.
Sergio Molinari, consigliere Nazionale del Collegio periti industriali si è soffermato sulla necessità di procedere con la riforma in un Paese come il nostro, che sta cambiando, coniugando l’Ordine con un nuovo sistema formativo. “L’Ordine – ha detto – è indispensabile per chi vuole sviluppare un’attività”. Oggi, ha aggiunto, serve una formazione scientifica adeguata e un contatto diretto con la realtà.
Angelo Dell’Osso, Consigliere nazionale del Collegio Periti Industriali ha fatto riferimento all’emendamento alla legge di accesso alla professione puntando, in particolare, sullo sviluppo futuro della professione che non può più basarsi sulla laurea e sul diploma di primo livello.
Sulla realtà che sono chiamate ad affrontare le scuole e in particolare gli Istituti tecnici si è soffermato il presidente dell’Istituto “G.B. Pentasuglia”, Antonio Epifania che ha partecipato ai lavori del convegno con alcuni studenti. “Ogni giorno devo dare risposte a 1137 famiglie che mi affidano i loro ragazzi e ai quali devono assicurare un futuro – ha esordito – I periti industriali sono una risorsa da valorizzare – ha aggiunto, illustrando il percorso che gli istituti tecnici hanno affrontato negli anni, attraverso le varie riforme, fino a giungere ai giorni nostri. Resta fondamentale, però, ha proseguito, la necessità di garantire ai ragazzi la possibilità di non lasciare i proprio territori, evitando di recarsi a studiare in altre città dove poi rimarrebbero.
Nella seconda parte dell’incontro, Giuseppe Romaniello, Commissario dell’agenzia regionale Apofil è intervenuto a nome della Regione Basilicata annunciando che l’ente sta lavorando ad un sistema di formazione integrato. La parola chiave, ha detto, resta transizione: “Non più sistemi che leggono i fabbisogni, ma il cittadino al centro del sistema. L’apprendimento permanente, d’altronde, è figlio della transizione”.
Il prof. Bartolomeo Dichio, docente del Dipartimento dell’Università di Basilicata Dicem, ha portato i saluti del Magnifico Rettore Aurelia Sole e aggiunto che bisogna puntare su formazione e ricerca pur in un momento storico come questo in cui le risorse si riducono. Lo sviluppo tecnologico, ha proseguito, è un vero e proprio ascensore sociale
Descrivendo il mondo delle imprese, il Presidente designato di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso ha proseguito: “Le imprese stanno vivendo un momento di crisi che non è solo manifatturiera o finanziaria, ma anche occupazionale. Non riusciamo ad intercettare le imprese e a volte dobbiamo individuare competenze al di fuori del territorio. Gli imprenditori – ha proseguito – devono acquisire ancora cultura d’impresa con il progetto al centro della loro attenzione come abbiamo fatto ad esempio con un progetto portato a termine con l’Istituo “Isabella Morra” o con Federemeccanica.
Nelle parole del Presidente Nazionale del Collegio dei Periti industriali, Giampiero Giovannetti, infine, uno sguardo a 360 gradi sugli interventi che si sono susseguiti ma soprattutto sul lavoro necessario da attuare con gli istituti tecnici per il percorso professinalizzante tenendo in considerazione le esigenze dei giovani, professioniati del futuro, ma anche quelle delle migliaia di professionisti impegnati da tempo e ai quali è necessario garantire un panorama di qualità e in grado di garantire opportunità.