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Maurizio Bolognetti inizia sciopero della fame

Maurizio Bolognetti, membro della Presidenza del Prntt e Consigliere dell’Associazione Coscioni ha iniziato uno sciopero della fame l’11 novembre.
“Cinque giorni di digiuno nonviolento, di digiuno di dialogo, per chiedere che in questo nostro benedetto Paese, patria del Diritto Romano, le Istituzioni rispettino la loro propria legalità, il Dettato costituzionale e le Convenzioni internazionali a tutela dei Diritti umani.
Centoventi ore di sciopero della fame – sottolinea Bolognetti – per chiedere, per dirla con Marco Pannella, che il nostro Stato interrompa la flagranza di reato contro i Diritti umani e la Costituzione repubblicana. Cinque giorni di digiuno, a sostegno delle mie compagne Rita Bernardini e Deborah Cianfanelli, per chiedere al Ministro Orlando di rispettare la parola data e gli impegni assunti. Ora, subito, occorre che si approvino i decreti legislativi relativi alla riforma dell’ordinamento penitenziario. Occorre che il nostro Paese rispetti quell’art. 27 della Costituzione nel quale si afferma che le pene “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Nell’Italia Stato canaglia, Stato criminale sul piano tecnico-giuridico, occorre quotidianamente battersi per onorare la Legge, il Diritto, lo Stato di diritto, il Diritto a poter conoscere per deliberare. Nei Palazzi del Potere, coloro che possono e sono chiamati a decidere e che dovrebbero onorare la Legge, farebbero bene a rileggere di tanto in tanto quel che scriveva oltre due secoli fa Cesare Beccaria: “Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il fine non è altro che d’impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali. E ancora: “Parmi un assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio.”
Parafrasando Beccaria si potrebbe dire che in Italia da troppo tempo stiamo assassinando la Costituzione e lo Stato di diritto. Vale per le violazioni dell’art. 27 della Costituzione, ma anche per quell’art.32 negato in luoghi dove inquinatori seriali avvelenano impunemente acqua, terra e aria. Vale per carceri assurte a luoghi di tortura per detenuti e Agenti di Polizia penitenziaria e vale per chi giustamente si definisce un avvelenato di Stato. Io sto con Rita Bernardini e Deborah Cianfanelli. Io sto con Marco Cappato che difende la dignità della vita, consentendo a un uomo di poter scegliere come e quando porre fine alle sue sofferenze, rompendo le catene di uno Stato che pretende di decidere per noi”.

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