Sabato 14 ottobre 2017, dalle 10.30 alle 12.30, e dalle 17.00 alle 20.00, a Castronuovo Sant’Andrea, per iniziativa del MIG. Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” – Atelier “Guido Strazza” – Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” – Museo della Vita e delle Opere di Sant’Andrea Avellino, si terrà la XIII Giornata del Contemporaneo, un evento interamente dedicato all’arte del Novecento attraverso incontri, mostre e attività didattiche. Ancora una volta, sollecitati da AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani), circa 1000 realtà dell’arte contemporanea apriranno le loro porte al pubblico, garantendo per l’intera giornata la partecipazione gratuita a tutte le iniziative in programma. Il MIG aderisce per la sesta volta all’iniziativa, proponendo un interessante incontro, dalle 10.30 alle 12.30, Pasquale Santoro, l’artista originario di Ferrandina (MT) da anni trapiantato a Roma, che nelle sale del museo incontrerà gli studenti degli istituti dei paesi del Pollino e dell’Appennino lucano per un seminario incentrato sul tema: come nasce una scultura.
Riconosciuto tra i padri nobili della scultura astratta italiana, Santoro, detto Ninì, aderì, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, al “Gruppo Uno” (Biggi, Carrino, Frascà, Uncini, Pace), formato da artisti che posero alla base del proprio linguaggio la ripresa dei procedimenti tradizionali dell’arte, ” riconsiderati – come sottolineò Giulio Carlo Argan – da un nuovo punto di vista, come mezzi di indagine”. Il gusto e la libertà della ricerca sperimentale (esercitata nella pittura, nella scultura, nella grafica, nella ceramica, nel design, nel gioiello, soprattutto dopo l’esperienza con Hayter),portarono Santoro, più tardi, ad abbandonare il “Gruppo Uno” e a continuare da solo le proprie ricerche, attraverso interessanti esperimenti sui diversi linguaggi espressivi e sulle molteplici tecniche che questi linguaggi sostengono come primari elementi strutturali, fondamentali capacità artigianali e specificità di materie.
In scultura, è l’acciaio il materiale prediletto della sua indagine, plasmato e scomposto con grande libertà, partendo dall’osservazione ravvicinata della natura, poi declinata con processi autonomi e mai figurativi. Piani che si compenetrano e che s’incontrano per dar vita a una linea che conduce a riflettere sugli statuti stessi della forma e le sue infinite e sfaccettate prospettive. I titoli tradiscono il legame con la natura, come Foresta pietrificata del 1967, commissionatagli da Palma Bucarelli per la “sua” Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; o Allucinazione semplice di un paio d’anni prima, in cui una serie di fasce ferrose orizzontali si fondono con un ritmo analizzato nei minimi particolari. C’è, però, nella scultura di Santoro un approccio non scientifico, come egli stesso ama ribadire, prendendo le distanze da molte esperienze italiane e straniere coeve. Chiaramente emergono connessioni con alcune indagini legate al Minimalismo, ma in Santoro prevale il lato poetico che gli deriva da un’assidua frequentazione con quello straordinario mondo ben sintetizzato in uno scatto che lo ritrae di fronte a Giuseppe Ungaretti nel 1968 in occasione della sua mostra alla Grafica Romero a Roma. Fu lo stesso poeta a presentargliela con un testo: “Mi sono persuaso che Santoro è un artista, un artista nato, un artista che va di attimo in attimo, progredendo, cocciuto e illuminato, stravagante e osservante stretto della regola, cercandosi la propria strada, un artista che finalmente, credo, abbia trovato la strada che gli darà quelle maggiori soddisfazioni alle quali un artista vero possa ambire”.