Morti sul lavoro nel semestre gennaio-giugno 2023, Puglia in zona arancione, Basilicata in zona bianca
Sono 19 gli incidenti mortali avvenuti sul lavoro in Puglia nel primo semestre del 2023. Bari è la provincia dove si sono registrate più vittime, seguita da Brindisi, Foggia, Lecce, Bat e infine Taranto. Sono i dati emersi dal report effettuato da ‘Vega’, l’osservatorio sicurezza e ambiente, e che ha monitorato i decessi morti sul lavoro e gli infortuni avvenuti in Italia da gennaio a giugno scorso.
La Puglia si colloca in zona arancione insieme a Valle D’Aosta, Campania, Calabria, Sicilia e Piemonte. Numeri positivi per la Basilicata che si trova, invece, in zona bianca con solo 2 morti sul lavoro nel primo semestre dell’anno. Le regioni con una incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale sono Umbria, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In totale in Italia sono stati 346 gli infortuni mortali registrati sul lavoro e 104 in itinere.
Dato drammatico è quello legato all’età delle vittime. Per l’osservatorio Vega c’è un’elevata incidenza di mortalità tra giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni. Livello di emergenza elevato per i lavoratori stranieri. Il rischio di infortunio mortale è quasi il doppio rispetto agli italiani.
“Numeri inquietanti che narrano le tragedie personali di chi ha perso un familiare mentre svolgeva la propria attività lavorativa. – ha detto il presidente di Vega Mauro Rossato – Dopo 6 mesi quello che preoccupa maggiormente è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è quasi doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 22,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche”.