Nota di Cgil, Cisl e Uil sul ruolo del partenariato sociale
Alla c.a. Comitato di Sorveglianza FESR
All’Autorità di Gestione Programmi Operativi Fesr Basilicata
La riunione odierna del Comitato di Sorveglianza FESR costituisce per noi l’occasione di evidenziare la peculiare visione che la Regione Basilicata ha mostrato di avere rispetto sul ruolo del partenariato sociale, e più in generale sulla funzione di concertazione nella nostra Regione. L’esclusione dei sindacati da alcune importanti iniziative regionali che si sono tenute in questi giorni nel nostro territorio e che avevano ad oggetto rilevanti tematiche
sociali non può, infatti, essere sottaciuta. Risulta difficile da comprendere la scelta di costituire un tavolo regionale per la definizione di politiche di contrasto alla povertà e di politiche attive del lavoro e che tutto questo si pensi di farlo senza il coinvolgimento, già nella fase progettuale, delle organizzazioni sindacali, del volontariato e delle imprese, ovvero di coloro che hanno le reali competenze e l’esperienza per trattare questi temi.
Troviamo decisamente singolare che ad una tavola rotonda sul “ruolo e l’importanza del partenariato nella gestione dei fondi Por e Pon” il sindacato sia stato invitato solo come osservatore. Mentre a parole si tessono le lodi del partenariato economico e sociale e si sottolinea l’importanza del ‘rendere conto’ nella programmazione dei fondi comunitari, nei fatti si calpesta quel che resta della concertazione, scegliendosi gli interlocutori del partenariato in nome di un’inaccettabile principio di gerarchia o paventando una non meglio precisata ‘granularità’ del partenariato stesso. Che dire, infine, dell’essere messi letteralmente alla porta alla presentazione di bandi in cui si utilizzano risorse recuperate dalla ex carta carburante per attività di sviluppo e per finanziare iniziative imprenditoriali tese all’aumento di occupazione. Risorse recuperate grazie ad un grande impegno della Regione con le organizzazioni sindacali per ritarare l’impiego di quel capitale.
Né è accettabile ricevere inviti riparatori in quanto il problema non è solo di etichetta ma riguarda la sostanza stessa del rapporto tra il vertice delle istituzioni regionali e il sindacato quale membro fondante del partenariato economico e sociale; partenariato che – è bene ricordarlo – non è un menu alla carta dove le istituzioni possono scegliersi di volta in volta l’interlocutore più utile, ma costituisce un soggetto unitario e non frammentario che contribuisce alla definizione delle politiche comunitarie in base ai principi di informazione, partecipazione e condivisione.
La scelta della giunta regionale di escludere in diverse occasioni il sindacato dal novero del partenariato economico e sociale rappresenta un grave vulnus democratico e una palese violazione delle stesse norme e delle consuetudini comunitarie, che impongono un processo programmatorio partecipato in ogni sua fase, dalla preparazione, all’attuazione, alla sorveglianza e valutazione.
Siamo stati , invece, spesso e volentieri chiamate a condividere ex post “pacchetti preconfezionati”, peraltro prevalentemente caratterizzati da interventi privi di quellastrutturalità che, sola, può contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile e duraturo per questa regione. Al di là delle autocelebrazioni di chi si vanta di aver allargato il partenariato a settori della comunità da sempre esclusi e di voler rappresentare un territorio animato da diverse comunità, abbiamo invece riscontrato un restringimento degli spazi di confronto in una regione che finora non ha certo brillato per disponibilità al dialogo e coinvolgimento dei corpi sociali intermedi sulle grandi questioni dello sviluppo e del lavoro.
Nello specifico della politiche comunitarie non si è colta una grande opportunità per socializzare il buono che l’Europa realizza nel nostro territorio, in un momento in cui spira forte il vento dell’euroscetticismo, dove il semplice cittadino vuole percepire direttamente i vantaggi di stare in un contesto europeo e non vedere l’Ue solo comeun’entità che prescrive tagli e divieti. Non è con le narrazioni solitarie e di parte che si può pensare di ricostruire il legame spezzato tra i cittadini e l’Europa, tra la comunità e le istituzioni, tra i rappresentanti e i rappresentati.