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Nota congiunta della Segreteria cittadina e del Dipartimento Sanità e Dipartimento Politiche Sociali di Fratelli d’Italia Matera in merito all’interruzione volontaria di gravidanza all’Ospedale Madonna delle Grazie

“Impossibile abortire a Matera.” – Forse in questo titolo che ha aperto i diversi comunicati stampa susseguitisi sul tema del diritto negato alle donne della nostra città e dei comuni limitrofi a poter interrompere una gravidanza in piena sicurezza, nel rispetto e nella legittimità dei tempi stabiliti per legge e con l’adeguata assistenza medica, ha fatto pensare a più di qualcuno che nel titolo stesso ci fosse la rivendicazione di procedere con leggerezza e superficialità ad una delle scelte più dolorose della vita di una donna, di una coppia, di una intera famiglia.

Premesso che ci fa piuttosto effetto che oggi sia sorta in noi la necessità di dover difendere la libertà personale che è un diritto garantito per legge, intendiamo rispondere con questo comunicato ai commenti sessisti ed indelicati che abbiamo dovuto leggere sui social sulla questione aborto. Sottolineiamo l’inevitabile disagio e la sofferenza procurati a chi, leggendo certi commenti, ha dovuto  rifare i conti con un vissuto personale certamente doloroso e sentiamo il dovere di argomentare contro chi con superficialità punta il dito ignorando completamente che ci possano essere ragioni profondamente personali e valide che conducono alla scelta di interrompere una gravidanza e che pertanto ci si debba ben guardare dal giudicare tale scelta in modo aprioristico ed insensibile. L’aborto non è un capriccio, non è una soluzione comoda e veloce ad un contrattempo, ma è più spesso di quanto si pensi una scelta obbligata che viene dall’impossibilità di portare avanti il miracolo della vita, una scelta che le coppie hanno il diritto di praticare con la tutela di un servizio pubblico ed accessibile. Dobbiamo avere però il coraggio di ammettere che l’aborto è una decisione a cui le donne arrivano a causa di una società che le lascia completamente sole. Occorre ricordare che l’Italia è un Paese in cui prima ancora del diritto all’aborto non è tutelato il diritto alla maternità, e ciò è ben più grave. L’arrivo dei figli costringe le donne a doversi fermare almeno per i primi due anni del nascituro, spesso addirittura ad una definitiva fuoriuscita dal mondo del lavoro, per non parlare poi della difficoltà che hanno le madri a trovare un’occupazione dignitosa e stabile nel momento in cui volessero tornare a lavorare. Esiste nel nostro Paese un fenomeno molto diffuso e consolidato di “mobbing da gravidanza” che interessa le madri che quando tornano al loro lavoro dopo il parto vengono messe in condizioni di licenziarsi in seguito a continue umiliazioni e vessazioni. Guai a definirle “donne in carriera”, guai a pensare che sia un gesto egoistico, pensate solo a quante famiglie monoreddito possono contare solo sul lavoro della donna o a quante famiglie vivrebbero di stenti senza un secondo stipendio. Ma questo è solo uno degli aspetti del carico emotivo, etico e sociale di cui le madri devono farsi carico, soprattutto in Italia dove i livelli occupazionali delle donne sono i più bassi d’Europa.

Annamaria Guerricchio

Segretario Cittadino – Fratelli d’Italia Matera

 

L’aborto è un diritto sancito per legge da 43 anni, ma ancora oggi dobbiamo affrontare l’argomento che riguarda tutte le donne di più generazioni con l’esigenza di doverlo difendere. Occorre sottolineare l’aspetto culturale, morale, sociale e etico, non solo giuridico della questione. Il comportamento della società deve cambiare passando attraverso un’attività di sensibilizzazione sui diritti delle donne, da rivolgere sopratutto a coloro che facilmente esprimono il proprio giudizio in modo troppo spontaneo sottovalutando gli aspetti più intimi della donna che decide di abortire: è troppo semplicistico. Occorre lavorare sull’informazione, la prevenzione, l’ascolto delle donne che si trovano ad affrontare da sole una difficoltà che è impregnata di sofferenza e dolore. Colpevolizzare una donna e lasciarla da sola è come sparare sulla Croce Rossa. Nessuno ha il diritto di giudicare. Il grido di aiuto deve essere accolto e affrontato in tutte le sue sfaccettature con figure professionali e competenti rafforzando i Consultori Familiari e tornando ad offrire un servizio di supporto psicologico sul territorio che nel passato ha operato con efficienza ma che attualmente non è disponibile e, laddove l’interruzione di gravidanza restasse l’unica scelta, si deve intervenire in modo farmacologico o chirurgico in piena sicurezza per la paziente. Le strutture sanitarie e i Consultori sono necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalle donne e non è pensabile che tale tutela sociale venga affrontata solo sotto forma di “Progetti”, come è accaduto fino ad oggi nel nostro ospedale.  Perché non assumere definitivamente personale non obiettore di coscienza per poter garantire tale diritto alle donne materane?  La tutela alla salute è sancita dall’art. 32 della Costituzione “ come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Anna Stella Iacovone

Responsabile Dipartimento Sanità – Fratelli d’Italia Matera

 

Non c’è cosa più bella al mondo di quella di far nascere un figlio, ma spesso questo non può accadere e anche per motivi di salute ci si può trovare costretti a ricorrere all’aborto, una parola che nessuna donna vorrebbe sentir dire o viverne l’esperienza. Come dicevano le nonne: “Meglio fare dieci figli che un aborto”, ma a volte è inevitabile, ed è un evento luttuoso, un dolore psicologico e soprattutto uno shock sentimentale che ci si porta dietro per tutta la vita.

L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto previsto dalla legge 194/78 ed è una prestazione sanitaria che deve essere erogata dal servizio pubblico a tutela della salute e della sicurezza delle donne in momenti particolarmente delicati della vita.

Non è possibile pensare che, per una donna che si trova già in una condizione emotiva di estrema fragilità, sia sostenibile dover andare fuori provincia, a Potenza, oppure fuori regione per usufruire di una struttura ospedaliera pubblica oppure privata che la accompagni in questo percorso fatto di dolore e sofferenza sia psicologica che fisica.

Sono sicura che il Dr. Giovanni Vizziello, ginecologo e Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia della Regione Basilicata, saprà come far valere questo diritto negato alle donne richiedendo il ripristino del servizio ospedaliero di IVG nella nostra città, e per questo suo impegno mi sento di ringraziarlo da parte di tutte le donne materane.

Erminia D’Adamo

Responsabile Dipartimento Politiche Sociali – Fratelli d’Italia Matera

Delegata per le Pari Opportunità – Fratelli d’Italia Provincia di Matera

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