Nota del capogruppo PD in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli, sulla proroga delle concessioni in Val d’Agri
Ci fanno o ci sono?
È questa la domanda che mi pongo fin dall’inizio della XI Legislatura regionale e soprattutto da quando la Giunta regionale, con velocità sospetta, ha autorizzato Total ad avviare le prove di esercizio per la coltivazione del giacimento Tempa Rossa approvando un accordo che non tiene conto dell’esperienza maturata in materia di estrazioni e di rapporti tra istituzioni, compagnie petrolifere ed aspirazioni dei territori.
Mi interrogo nuovamente alla luce della riunione congiunta di ieri della Prima e Terza Commissione Consiliare Permanente per l’assenso all’intesa tra Stato e Regione in merito alla proroga della concessione Eni in Val d’Agri. Ci fanno o ci sono?
Purtroppo non ci sarà la possibilità di verificare l’esistenza di un terzo indizio per farne una prova, perché, chiusa definitivamente anche la “pratica” Eni, i lucani dovranno rassegnarsi ad accettare i contenuti e le conseguenze di quelli che abbiamo già avuto modo di definire “accordicchi”, ed assistere, volendo dare un titolo al film andato in onda in questi due anni e mezzo, alla trasmissione di “Per qualche euro in più”.
Ieri il dott. Busciolano ha presentato in commissione una relazione redatta dagli uffici come un mero atto tecnico, quasi che l’intesa tra la Regione e lo Stato sia un atto di ordinaria amministrazione e non invece, come è, un provvedimento di alta amministrazione, una intesa forte che, qualora non ci fosse, rimetterebbe in discussione i rapporti tra le istituzioni e con le società petrolifere.
La Basilicata oramai da diversi lustri contribuisce in modo importante al contenimento della bolletta energetica nazionale. In questi anni, a far data dalla seconda metà degli anni ‘90 del secolo scorso, la sensibilità dei cittadini sul tema si è evoluta, tanto che al referendum del 2016 la Basilicata fu l’unica regione italiana a superare il quorum.
Ebbene, questa condizione avrebbe dovuto imporre all’attuale governo regionale un approccio nuovo e più conforme alle aspettative dei cittadini, che chiedono più garanzie sul piano ambientale e maggiori garanzie di sviluppo e quindi di lavoro.
Ci troviamo invece di fronte all’atteggiamento burocratico e passivo del governo regionale e della sua maggioranza per cui si fa passare l’assenso all’intesa senza alcuno spirito critico, senza prescrizioni, senza che l’atto sia stato sottoposto preventivamente per il parere alla Conferenza della Autonomie, senza un minimo coinvolgimento dei tanti soggetti civici, associazioni ambientaliste e movimenti vari, che pure in questi anni sono stati sentinelle critiche del bene comune.
Prorogare al 2029 la concessione per le estrazioni in Val d’Agri non è un atto dovuto, e non è ordinaria amministrazione.
Mi domando, per esempio, se esiste una verifica di conformità tra il programma estrattivo ed il Piano energetico ambientale nazionale e se è stato effettuato uno studio particolare per comprendere le quantità delle acque estratte insieme agli oli, come esse aumenteranno, e come saranno trattate e smaltite.
E poi, mi domando, posto che la stessa Eni ha dichiarato la fuoriuscita delle proprie attività dal fossile al 2050, e considerata la scadenza della nuova concessione al 2029, perché non prevedere già oggi processi di progressiva decarbonizzazione della attività ed il decommissioning.
In questo contesto, infine, il tema della transizione dei lavoratori e delle imprese verso nuove attività dovrebbe essere parte integrante dell’intesa attraverso una declinazione innovativa dei temi dello sviluppo con un impegno diretto di Eni e delle sue società controllate, come tra l’altro richiesto a gran voce da sindacati dei lavoratori ed organizzazioni datoriali.
Mi sembra che tutto questo non ci sia ed è la ragione per cui ieri, insieme a tutte le minoranze, non ho partecipato al voto. Auspico a questo punto un intervento diretto del Ministro alla transizione ecologica Cingolani, perché la Basilicata, per la sua storia recente e per le condizioni oggettive, è il luogo migliore dove praticare la transizione energetica. Il rischio è che i lucani prendano consapevolezza del fatto che ci amministra un po’ ci è e un po’ ci fa, a seconda delle convenienze, a discapito però di tutta la comunità.
Roberto CIFARELLI