Nota della Filcams CGIL Potenza sui bandi mense al San Carlo e Ardsu
“E’ un bando contraddittorio sotto ogni punto di vista, frutto di una politica completamente assente, più preoccupata alle beghe di palazzo che ai bisogni reali delle persone, che vedono ridursi la qualità del servizio reso, e dei lavoratori che purtroppo in questa regione si vedono ridurre sempre di più le ore di lavoro a ogni cambio di appalto”. È il commento di Pasquale Paolino, segretario generale Filcams Cgil Potenza, sul bando regionale per il servizio di preparazione e somministrazione dei pasti veicolati ai degenti e al personale dei presidi dell’Asm, dell’Asp, dell’ospedale San Carlo, dell’Ircss Crob di Rionero e dell’Ardsu.
“In particolare, – si legge- il capitolato di gara per l’ospedale San Carlo richiede che i centri di cottura in dotazione alle ditte concorrenti siano ubicati fuori dalla sede ospedaliera, a una distanza tale per cui è richiesto il servizio veicolato con una consegna del pasto entro 30 minuti. Si chiede la disponibilità, inoltre, sin dalla data di prestazione dell’offerta, di locali da adibire a centri di cottura di emergenza che abbiano le stesse caratteristiche e tempi di percorrenza degli altri centri di cottura. La nostra più grande preoccupazione è che tutti questi costi, gravando sull’azienda appaltante, incidano sui livelli occupazionali che a questo punto potrebbero non essere garantiti, specialmente nel caso dell’ospedale San Carlo il cui elenco del personale in riferimento al bando, allegato dalla stazione unica appaltante, non indica le ore di lavoro assegnate a ciascun lavoratore. Ancora più grave – aggiunge – è ciò che accade all’Ardsu e quindi quanto previsto per la mensa universitaria, dove vi è la riduzione del costo del pasto del 20% su base d’asta. Qualora le aziende che partecipano al bando dovessero avanzare una proposta a ribasso, non solo verrebbe meno la qualità del cibo somministrato ai nostri studenti ma potrebbero venir meno dei posti di lavoro. Nel caso del menu ridotto, è prevista infatti una riduzione del 50% del costo senza tener conto che tale riduzione è riferita solo alla quantità del cibo, restando invariati i costi fissi quali utenze, personale, attrezzature. La clausola sociale diventa così solo una dichiarazione di principio che non trova alcuna applicazione concreta nella realtà.