Nota della senatrice D’Onghia su possibile apertura delle Gae
“Vantare un diritto è sacrosanto ma bisogna tener conto dell’importanza di una preparazione all’insegnamento fondata scientificamente e supportata da validi insegnamenti e percorsi di tirocinio formativo universitario, adeguata alle riforme e innovazioni intervenute nella scuola negli ultimi vent’anni, quali, ad esempio, l’autonomia scolastica e le nuove indicazioni nazionali per il curricolo”. Così la sottosegretaria al MIUR, senatrice Angela D’Onghia, che interviene sulla possibile decisione, mercoledì 15 novembre, del Consiglio di Stato sulle sorti di oltre 60mila diplomati magistrali ante 2001 del Corso di Scienze della Formazione che chiedono di entrare nelle Gae, Graduatorie ad esaurimento, chiuse nel 2007. Il Coordinamento Nazionale dei Presidenti dei Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria, esprime viva preoccupazione in merito alla qualificazione professionale degli insegnanti che, in base alla sentenza della magistratura potrebbero entrare nella scuola nei prossimi anni, di fatto equiparando un corso universitario magistrale, articolato in esami di didattica delle discipline, esami specifici inerenti ai metodi e alle strategie di insegnamento e a numerose ore di tirocinio, a un diploma magistrale superiore.
“Entrare in ruolo vuol dire aver lavorato nella scuola, conoscere le innovazioni del sistema scolastico di oggi. Pertanto”, prosegue la sottosegretaria, “se vogliamo garantire la migliore scuola possibile, dobbiamo avere garanzie sulla preparazione degli insegnanti che accedono dalle Gae, garanzie che vanno verificate anche con la frequenza di un corso specifico di formazione. Tanto più che se chi entra per concorso ha una certa preparazione, anche attraverso le Gae devono essere assunti docenti che garantiscano la loro preparazione e la loro capacità di stare in cattedra. Nel rispetto delle sentenze dobbiamo tutelare i diritti di chi lavora ma garantendo un sistema di elevata e qualificata formazione all’insegnamento”, conclude la senatrice D’Onghia.