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Le “note a margine” di Grazia Giannace

Settantuno componimenti poetici per concorrere al nuovo progetto poetico dal titolo “Note a Margine”. Grazia Giannace, letterata, poetessa e pittrice, ha presentato presso la sede Cecam di Marconia, la sua seconda raccolta in versi, a distanza di quattro anni dalla prima dal titolo “Le mie parole… semplici”. Anche in “Note a Margine”, privilegia le titolazioni ad effetto, in cui, tra l’altro, rivaluta il ruolo e il senso della poesia, anche quella ingiustamente inserita in un margine. La poetessa dimostra di aver recepito questo significato e conferisce ad esse dignità di letteratura, tra passato e presente. Temi privilegiati della raccolta di liriche composte nei vari anni sono i paesaggi, l’ambiente, la natura, descritti con la visione di artista fine, sensibile e motivata, e quindi il senso e significato della vita. Ma vi dominano in particolare gli affetti familiari con liriche, a volte intrise di nostalgia e commozione, dedicate ai genitori, ai figli, ai parenti, come in “A Mio Figlio” che forse è la più struggente, carica di malinconia ma anche di slanci di velato ottimismo. Non potevano mancare in questo racconto poetico versi dedicati alla Lucania e ai suoi paesi, con la più viva preoccupazione per le sorti future. La poetessa si sente “Sud”, usando una parafrasi narrativa, oltre che lucana, quando condivide tutte le ansie e le preoccupazioni per le “onde che vanno e ritornano e vanno, echi dissolti, richiami fra sponde, corde salate, mani sospese, vele sepolte, conchiglie ingrate, in grandi fragori di luce, nel tempo che scorre”. Simbolicamente gli elementi della natura diventano essere umani, che attraverso la poesia di Grazia Giannace acquistano dignità e diritto alla vita. L’ispirazione profonda di Grazia Giannace dà luogo ad una poesia della vita, autentica e personale, come si rileva in “I Poeti”, che è suo manifesto-programma da proporre per la nuova frontiera della poesia. Ed anche in “Poesia” dove in soli tre versi, pregni di significati profondi, l’autrice spiega il senso vero della poiesis, in un palpito sospeso talora nel limbo tra silenzio e parola. E’ il pathos che anima Grazia Giannace, che scrive versi che sono lo specchio della sua spiccata personalità di donna, di madre e di intellettuale.
Giuseppe Coniglio

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