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Nubi minacciose attorno allo stabilimento Ilva di Taranto

Un’attesa spasmodica, tra preoccupazioni e speranze. I lavoratori dell’Ilva di Taranto sembrano smarriti di fronte all’insistente susseguirsi di voci legate ad un’eventuale sequestro, da parte della magistratura, di alcuni impianti dello stabilimento in cui operano. Un insediamento produttivo importante e strategico per l’intero sistema industriale italiano, che merita la giusta attenzione.

Sicuramente ereditiamo l’assenza di una lungimiranza. È mancato, negli anni passati, la giusta sinergia, che oggi contribuisce a rendere difficile, il regolare svolgimento dell’attività. In quest’ottica, occorre evidenziare come in Italia, non vengono effettuate bonifiche da oltre 12 anni; a Taranto da circa 50 anni.

Per attuare una efficace attività di bonifica negli insediamenti industriali di Taranto, la terapia da seguire, non può essere un semplice analgesico, ma una intensa cura d’urto. Questa città, devastata da decenni da divisioni, furbizie e angherie, merita maggiore attenzione da parte di tutte le istituzioni.

Nonostante tutto, riteniamo fondamentale e praticabile, una prospettiva che coniughi l’intera produzione industriale dell’Ilva, tale da conservare il ciclo integrale, con la sua sostenibilità ambientale, finalizzata al bene supremo di tutta la comunità jonica.

Alla luce di questo nuovo scenario, il ruolo dei delegati sindacali in fabbrica è diventato ancor più problematico. Siamo in una fase anomala, senza precedenti per noi giovani lavoratori, in considerazione anche del cambio generazionale che lo stabilimento ha registrato sin dal 1997. C’è in campo il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ma questo all’Ilva di Taranto – tra i lavoratori – passa in secondo piano. La priorità assoluta degli stessi è difendere il posto di lavoro. In questo periodo, in cui le certezze sembrano crollare, la sicurezza di ogni singolo lavoratore, insieme a quella delle proprie famiglie, sembra essere messa in discussione, l’ipotesi di trovarsi a casa senza lavoro, suscita più interesse e preoccupazione, rispetto ad una piattaforma contrattuale.

Una situazione non certamente facile da affrontare. Sulle teste di ognuno di noi pende la paventata ordinanza di chiusura. In questa fase la magistratura, che ha un ruolo sovrano, merita certamente grande rispetto. Ognuno – Ilva compresa – nell’ambito delle proprie competenze, dovrebbe mettere in campo il proprio valore aggiunto, evitando inutili spaccature, favorendo quindi il raggiungimento della tanta invocata sostenibilità ambientale. In determinate situazioni, infine, credo che noi lavoratori non possiamo permetterci ogni tipo di distinguo, a partire dalle diverse colorazioni degli elmetti che indossiamo in fabbrica, riscoprendo l’orgoglio metalmeccanico.

Biagio Prisciano – Esecutivo di fabbrica Fim Cisl

 

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