Il nucleare lucano: affare per pochi, problema per molti
Alla luce dei recenti fatti, oggetto di indagine e sequestro operato dalla DDA di Potenza di tre vasche di raccolta di acque di falda e di una condotta di scarico dell’impianto ITREC di Rotondella, si è reso necessario interrogare Presidente del Consiglio e dicasteri competenti, al fine di ottenere informazioni tese a far chiarezza dell’allarme dei pericoli sanitari che gravano sulla popolazione Jonica.
Dato che il problema rilevato nell’estate 2015 ha determinato l’ordinanza di divieto di utilizzo di acqua di falda solo nel 2017, ci chiediamo se le falde fuori dal perimetro Itrec erano contaminate da sostanze cancerogene già prima dell’ordinanza del sindaco di Rotondella. E poi, al netto delle presunte responsabilità del dismesso impianto Magnox, non sappiamo da cosa sono causate le contaminazioni nei suoli ad opera di “vanadio” e “tallio” che sono state riscontrate anche ad alcuni metri di profondità.
Occorre che il Governo Gentiloni, in primis il Ministro all’ambiente Galletti, ci dicano quali impatti ha avuto sull’ecosistema fluviale, sulla foce e sulla vicina oasi WWF, la contaminazione del Sinni, già rilevata nel 2015 da SOGIN. Inoltre, riguardo al mare, mancano ancora studi sul bioaccumulo di inquinanti chimici e radionuclidi sulla flora e fauna ittica locale, nonché sui sedimenti marini in profondità.
A tutto ciò fa da contorno la scarsa trasparenza sulla catena decisionale e ripartizioni di responsabilità come ad esempio sui curricula dirigenziali afferenti il sito nucleare, così come riguardo al piano di comunicazione deciso dal controllato, ossia SOGIN, con a contorno le amministrazioni locali che ancora non utilizzano i fondi delle compensazioni ambientali per la tutela diretta di ambiente e salute locali. Infine si lamenta la mancata possibilità di accesso all’impianto ITREC ad associazioni ambientaliste e/o comitati di cittadinanza diffusa. Cosa che induce chiedere l’effettivo rispetto delle direttive EURATOM in materia di pubblica informazione sulle attività nucleari.
Concludendo, riguardo all’impianto, non è la prima volta che accadono fatti preoccupanti per la salute dei cittadini che vivono nell’area della fascia jonica metapontina, fatti che richiedono la massima trasparenza, informazione e coinvolgimento della popolazione locale.
Per tali motivi, il Senatore M5S Lomuti chiede risposte puntuali sui seguenti punti:
- Quali sono gli esiti delle analisi radiochimiche svolte sul percolamento del monolite radioattivo verificatosi nell’agosto 2014, e dove sono pubblicate;
- Dove sono pubblicati i verbali di ispezione al sito ITREC da parte dell’ISPRA svolte dal 2010 ad oggi;
- Per quale preciso motivo tecnico nel 2011 è stato sospeso lo scarico a mare di acqua radioattiva e per quali motivi superò i valori di 370 bq (bequerel/kg) di radioattività;
- Se esiste già un progetto di taglio del monolite radioattivo della fossa 7.1, e se è consultabile dalla comunità locale;
- Se è prevista la bonifica della fossa 7.2;
- Se prima dell’autodenuncia SOGIN nel 2015, per la contaminazione di falda da cromo esavalente e trielina siano state svolte in situ analisi chimiche pregresse alla costruzione dell’impianto ICPF.
Arnaldo Lomuti (Senatore M5S)