Nuovi progetti estrattivi in Basilicata
Lo scorso 18 marzo 2010 la CIRM (Commissione parlamentare per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie) ha concesso alla multinazionale Shell il permesso di monitorare un’area sottomarina nel Mar Jonio, tra Trebisacce e Nova Siri.
Precedentemente, nel 2006, la società americana Aleanna Resources presentò una richiesta per ricercare idrocarburi, ma una serie di rinvii e iter burocratici ne hanno bloccato l’assenso.
Oggi, la stessa azienda a stelle e strisce si è rivolta alla Regione Basilicata per effettuare ricerche nella zona dell’Alto Bradano, in un’area che comprende i comuni di Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Rapolla e Venosa. Un investimento cospicuo, circa 11 milioni di euro stanziati per “ricerche non invasive” e superficiali del sottosuolo.
Ma i sindaci dei comuni sopra citati non ci stanno. Fabrizio Caputo, primo cittadino di Ginestra, è categorico: “Dare l’avallo per queste ricerche significherebbe distruzione del paesaggio, inquinamento, rischi per la salubrità della gente e un mancato rilancio del territorio, che sta faticosamente intraprendendo la strada dello sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.”
Sulla falsariga di Caputo si colloca anche il sindaco di Palazzo San Gervasio, Federico Pagano: “I Comuni segnalati vanno interpellati prima di qualunque decisione, nel rispetto dell’autonomia e della responsabilità civile, sanitaria e politica”.
Lo stesso Pagano, poi, ha lanciato una frecciatina alle istituzioni locali: “La Regione Basilicata ha dato davvero l’ok per questa ricerca? Se così fosse, sarebbe l’ennesimo tentativo di distruggere il nostro paesaggio ambientale. Evidentemente, non è bastato l’enorme danno arrecato all’oasi della Val d’Agri e di Viaggiano, diventate zone invivibili per i tanti pozzi petroliferi e gli incidenti di sversamento nelle campagne circostanti”.