Omelia del giorno di Pasqua di Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo
Carissimi, è la Pasqua del Signore!
Noi tutti, dopo aver annunciato, questa notte, la vittoria di Cristo sulla morte, contempliamo, in un fluire di messaggi, che è davvero risorto.
La meditazione che propongo, in questo giorno così solenne, fa riferimento non solo al Vangelo odierno ma anche ai passi paralleli degli altri Vangeli. Avremo un quadro completo dell’alba della Risurrezione di Gesù.
Questa mattina, prima ancora che il sole sorgesse, abbiamo assistito ad un incedere di donne che, avvolte nei loro veli, attente a non mostrare i loro capelli, hanno sfidato il buio delle tenebre.
Sono donne profondamente addolorate, come i discepoli di Gesù che, però, restano imprigionati nelle paure dei loro fantasmi. Sono donne, guidate dalla Maddalena, che sfidano il dolore, l’ingiustizia della morte di una persona cara, qual era Gesù; sfidano il potere degli uomini, si recano, nonostante il buio, verso il sepolcro.
Ci sono eventi nella vita che sconquassano letteralmente l’esistenza di chi è costretto ad affrontarli e ad andare avanti. Non sempre si è capaci di reagire. A volte il dolore è così grande che ci si chiude nel buio interiore, come in un loculo e si rimane sepolti. Ormai tutto è finito, la vita non ha più senso. Quante volte queste parole le sentiamo pronunciare con profonda rassegnazione! Quante volte le diciamo anche noi in momenti particolari e tristi!
Le donne dei Vangeli sono capaci, nonostante il dolore sia ancora troppo vivo e la ferita aperta e sanguinante, di rianimarsi improvvisamente. Sono innamorate di Gesù, quindi di Dio, perché riconoscono che lui le ha liberate dal male, dal peccato che rappresenta la vera morte. Sono donne che sanno cosa significa fare esperienza di vittoria sulla morte: l’hanno vissuta nella loro carne e lo possono testimoniare senza pudore e paura.
Con S. Paolo potrebbero dire: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! E il loro pensiero, mentre si recano a cercare il morto Gesù, è rivolto “alle cose di lassù”.
Donne, dunque, non in cerca di difficoltà certe, ma rapite dal pensiero di colui che le ha conquistate con la sua Parola, vogliono loro stesse essere Parola vivente. Non capiscono pienamente ma percepiscono che devono testimoniare la Verità che si è fatta carne nella loro carne: ormai sono abitate da questa presenza che fa ardere il cuore.
Donne che s’interrogano, mentre vanno al sepolcro, se saranno in grado di rotolare la pietra. Nonostante i tanti dubbi e le perplessità, sono piene di fiducia e continuano ad andare avanti. Quel corpo straziato, che puzza di morte, vogliono renderlo profumato con gli aromi che portano. Vorrebbero forse renderlo vivo? Nel loro cuore arde infatti il desiderio di continuare a vedere vivo quel corpo che invece giace morto in quel sepolcro. È il desiderio di voler continuare a sentire il profumo di Dio, quel profumo che cambia la storia di qualunque uomo abbia avuto la gioia di incontrare Gesù.
Aromi che erano già stati preparati il venerdì, ma che non avevano potuto portare il sabato, giorno sacro per i giudei, perchè dedicato al riposo così come stabilisce la Legge mosaica. Pertanto, il primo giorno dopo il sabato, la domenica mattina, corrono ancor prima che sorga il sole.
Donne che trovano la pietra rotolata e il sepolcro vuoto. Restano stupite e senza parole. Cercano di capire, chiedono informazioni. Sono in lacrime, disperate, perché non possono più rendere vivo quel corpo che hanno visto morto e sepolto. Ma neanche questo momento, più terribile del primo, le ferma. Sono nate per lottare, amare, partorire la vita. Ma in quel momento si trovano a vivere un parto dalle doglie indescrivibili: adorano la vita e non accettano di partorire morte. Non è nella loro natura!
Donne che trovano la tomba vuota e che si pongono tanti interrogativi. Vogliono capire cosa sia successo. Che non ci sia il corpo di Gesù le disorienta: hanno bisogno di una parola che le orienti, le illumini. Infatti scambiano il Risorto con il giardiniere, ma basta una sola parola, detta alla Maddalena: “Maria”, perché lo scenario cambi. Bastano gli Angeli che, accanto al sepolcro, rivolgono parole che risuonano come un rimprovero: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?», perché ritrovino la luce. Affermano che Gesù è il Vivente, Colui che possiede la vita. Alle donne, portatrici di vita, viene affidato il compito di annunciare questa verità che cambierà la storia dell’umanità.
Donne che improvvisamente cambiano il loro pianto di dolore in pianto di gioia nel sentire la voce del Maestro. E’ vivo! Gesù è vivo, si è fatto vedere per primo a coloro che sono capaci di accogliere il seme della vita, farlo germogliare nel proprio ventre, sentirlo crescere fino a dilatarsi perché si faccia strada il gemito di un’altra vita.
Donne che vengono proposte come testimoni oculari! E’ contro ogni logica del tempo: non sono credibili, perché la parola di una donna non è da prendere in considerazione, non è attendibile. La Risurrezione di Cristo ha aperto anche questo sepolcro, ridando valore e dignità proprio alle donne che diventano portatrici del più grande annuncio della storia: la Vita, Cristo, hanno vinto sulla morte! Se non loro chi poteva dare un tale annuncio? Vittime della legge degli uomini ma non di quella di Dio che ha riservato loro il più grande dono: il tesoro della vita.
Donne che corrono verso gli apostoli per annunciare che Gesù è risorto, è veramente risorto, corrono mentre ormai il sole, Gesù, allontana la notte per far entrare la luce. Lo hanno visto, sentito. Questa luce entra nel Cenacolo, si aprono le porte e Pietro e Giovanni, finalmente, hanno il coraggio di uscire e correre anche loro verso quel luogo di morte ormai pieno di luce e quindi di vita.
Finalmente anche i discepoli sono capaci di vincere la paura e credere. “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
Le donne del Vangelo non sono diverse dalle donne di oggi. Apparentemente sono le più deboli, spesso oggetto di ingiustizie, di abusi, di discriminazioni. In realtà sono le più forti. Lo sono quando non si arrendono di fronte a prevaricazioni e prepotenze. Lo sono quando, liberate dalla schiavitù di essere considerate oggetto, si rialzano, recuperano la propria dignità e sono così forti da lottare contro ogni forma di oppressione.
Le donne cristiane sanno di essere l’immagine della Chiesa, Maestra e Madre. Hanno dentro la forza della vita, che diventa bellezza infinita, quando insieme al maschio, mostra il volto di Dio.
Sicuramente in quegli istanti avranno rivisitato i momenti della passione e morte di Gesù. Hanno capito che la risurrezione è vera non tanto perché hanno avuto dei segni (gli Angeli e il sepolcro vuoto) ma perché sono state testimoni della sua morte. Hanno constatato che, quanto Gesù aveva loro insegnato, si è compiuto con la Risurrezione.
Le donne sono le prime testimoni della Risurrezione. Nessuno può essere discepolo di Gesù se non è testimone della Risurrezione. Questa sarà la logica della scelta, da parte degli Apostoli, nel sostituire Giuda Iscariota: «Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua resurrezione» (At 1, 21-22).
Oggi si avverte il bisogno, l’urgenza di testimoni veri, capaci di raccontare l’incontro con il Risorto. È impegnativo: richiede determinazione attraverso un cuore pieno di amore, capace di donarsi. Richiede capacità di trovare un linguaggio nuovo in una umanità che, al contrario, si rivela nemica della vita e amante della morte.
Sono queste donne che c’insegnano a ritrovare la libertà dell’essere figli di Dio, di appartenere a lui, di essere testimoni di Cristo: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.
Donne, testimoni del Risorto, non schiave dei sentimenti e della prepotenza di uomini dalle menti malate che, incapaci di vera affettività, mettono fine alla loro vita o a quella degli affetti più cari: i figli!
Donne libere, testimoni del Risorto, che sanno dire “si” alla vita, accogliendola e servendola, come dono di Dio, dal concepimento alla morte naturale.
Donne vere, testimoni del Risorto, capaci di mostrare la loro bellezza, le loro capacità tanto da coinvolgere gli uomini a seguire Gesù, amore infinito.
Celebrare la Pasqua, scambiarsi gli auguri, diventa pertanto impegnativo per ciò che comporta: occorre essere testimoni reali che festeggiano la vita e la nutrono con il cibo eucaristico per avere la vita eterna.
Tutti, come le donne del Vangelo, siamo invitati ad andare per le strade del mondo ed annunciare che Gesù Cristo è davvero risorto attraverso fatti concreti della nostra esistenza. Diventeremo credibili se saremo capaci di annunciare ciò che diciamo.
Pasqua a tutti.
† Don Pino