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Operazione “Prometeo” DDA e Carabinieri di Policoro: decreto di fermo per un dipendente comunale ed imprenditore di Scanzano Jonico e per un imprenditore romano

Mercoledì 3 marzo 2021, la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, ha prima emesso e poi delegato i Carabinieri della Compagnia di Policoro a dare esecuzione a due decreti di fermo di indiziato per i seguenti reati:

  • delitto associazione di tipo mafioso;
  • estorsione;
  • trasferimento fraudolento di valori.

Il provvedimento di fermo è stato emesso a conclusione di indagini, coordinate da questa DDA e svolte dai Carabinieri di Policoro nei confronti di indagati, ritenuti partecipi del clan Schettino-Porcelli, la cui mafiosità è stata oramai più volte riconosciuta in sede giudiziaria sia cautelare che, di recente, di merito.
In particolare questa DDA, dopo avere individuato ed esercitato azione cautelare prima e penale poi nei confronti della struttura militare del sodalizio mafioso e dei suoi vertici, ha sviluppato attività investigative tese a individuare ogni ulteriore proiezione politica ed economica del clan. Nel corso di queste ultime indagini sono stati individuati alcuni soggetti ritenuti gravemente indiziati di fare parte della cosiddetta componente imprenditoriale del sodalizio.
I destinatari del provvedimento sono:
Francesco Carlomagno, nato a Montalbano Jonico (Mt), classe ’72, dipendente comunale ed imprenditore;
Carlo Fattorini, nato a Roma, classe ’68, imprenditore.
I fermi sono stati eseguiti nei comuni di Scanzano Jonico (Mt), Comune, come noto, già sciolto per infiltrazioni mafiose, e Lesignano De Bagni (PR).
In particolare, le indagini, sviluppate dalla Compagnia Carabinieri di Policoro e coordinate di questa DDA, hanno evidenziato, a livello di gravità indiziaria, come Carlomagno operasse in via continuativa in stretto contatto con i vertici dell’organizzazione mafiosa “clan Schettino” operante in Scanzano Jonico (Mt) e zone limitrofe ponendo a disposizione dell’intero sodalizio le proprie strutture aziendali (in termini di lavori in favore dei capi dell’organizzazione, di assunzioni, di messa a disposizione del proprio tessuto relazionale, costituito da soggetti pubblici e privati) ed ottenendo rilevantissimi vantaggi sul piano imprenditoriale.
Fra questi la capacità di controllare e/o condizionare interi settori dell’economia locale, di condizionare le scelte della P.A. nonché, sempre sfruttando il metodo mafioso (attraverso la strategia delle intimidazioni posta in essere dal sodalizio in suo favore) e riuscendo così a sbaragliare la concorrenza, acquisendo il monopolio, ad esempio, nella gestione dei servizi presso le strutture turistiche/ricettive dell’area jonica-lucana e nel mercato dell’edilizia pubblica e privata. Quanto agli elementi indiziari raccolti nei confronti del Fattorini, lo stesso partecipava all’organizzazione nel ruolo di prestanome e gestore di attività commerciali, provento di attività illecita, riconducibili di fatto all’organizzazione e in particolare alla famiglia Schettino.
Anche in questo caso le condotte ascritte all’indagato risultavano finalizzate ad incrementare e stabilizzare il potere economico e criminale dello stesso sodalizio sulla fascia jonica materana.
La vicinanza dell’imprenditore scanzanese al clan Schettino-Porcelli era già emersa nelle operazioni cosiddette “Rusca” e “Centouno”, tanto che in data 01.07.2020 e 10.08.2020 venivano emessi dalla Prefettura rispettivamente i provvedimenti di diniego dell’iscrizione nella “White List” e di interdittiva nei confronti delle società riconducibili, direttamente o indirettamente, all’indagato. Il Carlomagno, al fine di aggirarne gli effetti e per continuare a contrarre appalti con la P.A. cedeva ad un dipendente, rimanendone di fatto il gestore, la titolarità della ditta SACAL Srl (che ha come oggetto sociale, tra le altre attività, l’edilizia e la manutenzione strade) non colpita da provvedimento prefettizio. Così, dal mese di novembre 2021, la società SACAL srl, iniziava ad eseguire lavori di manutenzione stradale sulla S.S. 106 e sulla S.S. 407.
La presente indagine ha fatto altresì luce sulla vicenda delle attività intimidatorie in danno della società Cosmet di Policoro.
In particolare, dalle investigazioni emergevano elementi dimostrativi, a livello di gravità indiziaria, del reato di estorsione ai danni del titolare della ditta Cosmet.
Segnatamente, in data 20.01.2018, veniva rinvenuto presso il cantiere della citata ditta un altarino funerario, composto da un lumino cimiteriale e due vasi in rame con fiori, sul cui valore simbolico di massaggio intimidatorio vi è poco da aggiungere.

L’approfondimento investigativo, svolto attraverso acquisizioni testimoniali, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di individuare mandante ed esecutori materiali dell’attività intimidatoria e la sua ultima finalità. Risultava così, sulla base degli indizi raccolti che Francesco Carlomagno e Carlo Fattorini partecipavano al fatto quali istigatori e beneficiari dell’attività illecita, che veniva materialmente coordinata e svolta da Schettino Gerardo, Schettino Giuseppe, Cirelli Giuseppe e Wilk Mateusz Jakub (rispettivamente mandante, emissario degli ordini ed esecutori materiali dell’atto intimidatorio), costringendo Elio Nicola Rubolino, titolate della Cosmet, ad affidare l’esecuzione dei lavori edilizi, presso quel cantiere, alla ditta riconducibile al Carlomagno, escludendo così la ditta di Lezzi Maurizio che era già stata prescelta dal Rubolino ed a far svolgere la vigilanza sul cantiere alla ditta ACF srl, intestata a Fattorini Carlo ma riconducibile al sodalizio mafioso “Schettino” e in particolare alla famiglia Schettino.
Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Prometeo”, si è proceduto altresì al sequestro dei beni mobili, immobili, aziende e rapporti bancari relative a 5 società riconducibili a Francesco Carlomagno e Gerardo Schettino, che producevano un volume d’affari stimato in circa 6 milioni di euro nell’anno 2019, nonché beni immobili del valore di circa 300 mila euro e beni mobili per circa 500 mila euro.

Tra gli altri, sono stati apposti i sigilli al noto “Parco di Jonè”, parco acquativo situato in zona lido di Scanzano Jonico, di proprietà di una delle società del Carlomagno. A seguito dei fermi i Gip competenti per territorio (Matera e Parma), a seguito di udienza di convalida hanno emesso ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Un terzo provvedimento di fermo emesso nei confronti di altro imprenditore ritenuto da questo Ufficio partecipe del sodalizio mafioso, nei cui confronti comunque proseguono le indagini, non è stato convalidato dal Gip competente.
Le indagini sono in pieno sviluppo.

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