CronacaPuglia

Otto messicani processati a Lecce per la morte di Simone Renda

Si è svolta stamane a Lecce la seconda udienza del processo per l’omicidio di Simone Renda, il bancario leccese di 34 anni deceduto il 3 marzo 2007 mentre era in vacanza a Playa del Carmen, in Messico. Le circostanze del suo decesso, ancora oggi, a distanza di 5 anni, sono poco chiare. Imputati 8 rappresentanti delle istituzioni messicane, tra cui un magistrato e poliziotti, accusati di omicidio volontario e violazione dell’art.1 della Convenzione Onu contro la tortura. Tra i testimoni, la mamma di Renda, Cecilia Greco, e l’allora ambasciatore italiano in Messico Felice Scauso. Renda fu arrestato due giorni prima del decesso dalla polizia turistica con l’accusa di ubriachezza molesta e disturbo della quiete pubblica, e rinchiuso in una cella di sicurezza. Il 34enne salentino sarebbe dovuto ripartire per l’Italia ed era nella sua stanza d’albergo a riposare, ma si svegliò tardi e non liberò la stanza all’ora prevista. Il personale dell’albergo decise di entrare nella stanza utilizzando il passepartout e Renda, consapevole di aver perso l’aereo, ebbe un forte stato di agitazione, uscendo nel corridoio della struttura ed urlando.

A quel punto il personale chiamò la polizia turistica e Renda venne arrestato in evidente stato confusionale; al momento dell’arresto, il medico in servizio presso il carcere di Cancun gli diagnosticò un grave stato clinico dovuto a ipertensione e un principio di infarto, prescrivendo accertamenti clinici in una struttura ospedaliera. Ma la diagnosi del medico non è mai stata messa in pratica, e Renda fu trattenuto in stato di fermo senza nessuna assistenza sanitaria, abbandonato a sé stesso. L’odissea stava per iniziare: Renda rimase senz’acqua e cibo per 42 ore, morendo per disidratazione.

L’avvocato Fabio Valenti, difensore della famiglia del 34enne leccese, ha precisato che “il caso renda è il primo processo in Europa celebrato in violazione della Convenzione Onu di New York contro la tortura, firmata e ratificata nel 1984 dallo Stato italiano. Si tratta di un processo alle istituzioni messicane e, per la prima volta proprio in applicazione della Convenzione di New York, non si celebra nel paese teatro del reato, bensì nel paese della vittima”. La prossima udienza si terrà ad anno nuovo, l’11 febbraio.

 

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