Parto indolore, nel Brindisino chiuse tutte le strutture specializzate
Niente più parto indolore a Brindisi. Dal prossimo gennaio, infatti, chiuderà il reparto di Ostetricia e Ginecologia della Salus, unica struttura (tra pubblico e privato) a garantire, seppure a pagamento, la partoanalgesia, nonostante il suo inserimento nei livelli essenziali di assistenza del ministero della Salute fin dal 2008. Nel 2017, tra l’altro, la giunta regionale aveva approvato il modello organizzativo di implementazione della partoanalgesia nei punti nascita che praticano più di mille parti l’anno, e tra questi c’è anche l’ospedale Perrino di Brindisi.
Il documento era il frutto della collaborazione fra i tecnici dell’assessorato alla Sanità e Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti e rianimatori. “Quel modello organizzativo è rimasto, ad oggi, lettera morta. – ha detto la dirigente brindisina di Forza Italia, Livia Antonucci – Il parto indolore, oltre a tutelare il benessere psico fisico delle donne, comporta, come ampiamente evidenziato dal piano operativo 2016-2018, una sostanziale riduzione del ricorso al parto cesareo con conseguente contenimento della spesa pubblica sanitaria. Ma evidentemente questo tipo di razionalizzazione che fa bene anche all’utenza, non interessa al presidente Emiliano”.
La battaglia lanciata dalla Antonucci è stata sposata da tutta Forza Italia ed è arrivata fino a Bari, sia con l’interrogazione al presidente della Regione presentata dal capogruppo azzurro Nino Marmo, sia a Roma con l’interrogazione al ministro della Salute presentata dal deputato brindisino Mauro D’Attis.
“Si tratta di una questione di civiltà, perché non c’è giustificazione che regga rispetto al fatto che in una provincia d’Italia il servizio di parto indolore debba cessare. È una battaglia che va oltre la bandiera politica, perché non è concepibile che una provincia come quella di Brindisi sappia già che tra qualche mese non avrà più questo servizio. È incivile ed ingiustificabile dal punto di vista amministrativo e politico, non ci possono essere scuse per la Regione, per la Asl o per chiunque davanti ad una questione del genere”, ha detto De Attis.