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Pasquale Casalnuovo lascia la presidenza del Real Metapontino

Pasquale Casalnuovo ha deciso di lasciare la presidenza del Real Metapontino. L’amarezza per la retrocessione, dopo i play-out contro la Puteolana, è stata, molto probabilmente, l’episodio chiave che ha indotto il dirigente jonico a gettare la spugna. Si conclude, così, la parabola di Casalnuovo nella società metapontina. Un percorso che, sino a 12 mesi fa, era stato emozionante: dalla Promozione alla serie D in 4 anni. Ma che si è interrotto a Pozzuoli, con la retrocessione in Eccellenza.
Le sue parole sono molto dure: prende di mira il mondo del calcio nella sua globalità. “Per me la retrocessione è stata una grande delusione che non ritengo di meritare per quanto profuso in questi anni. Sono entrato nel mondo del calcio con la voglia di dare un appiglio di rinascita alla zona del Metapontino. Ci ho messo parecchi soldi (quasi 500mila euro), ma in cambio non ho ricevuto nulla né, tantomeno, ho chiesto chissà cosa. Inutile continuare”.
Le maggiori critiche dell’ormai ex patron jonico sono rivolte a tecnico e giocatori, rei di essersi comportati in modo poco serio: “I calciatori hanno avuto tutto, sfido chiunque a trovare una società che, a questo punto della stagione, abbia onorato gli impegni economici. Siamo retrocessi e ho mandato via tutti, non ho debiti nei confronti di nessuno. Ho stanziato quasi 500mila euro per la stagione che si è appena conclusa: ho assecondato i desideri dei due tecnici che si sono seduti sulla nostra panchina, perché mi avevano garantito sull’affidabilità dei giocatori acquistati. Sono stati trattati come se fossero dei re, perché non hanno vissuto in abitazioni di fortuna, ma in alberghi stellati, serviti e riveriti. Dovevano solo scendere in campo e fare il loro lavoro. Se riuscite a trovare un’altra società che abbia fatto lo stesso, e io prometto che torno a investire come fatto quest’anno”.
Tutto questo, quindi, non è bastato per mantenere la categoria, e Casalnuovo ‘calca’ ancor più la mano: “La squadra che avevano allestito non era assolutamente da lotta per la salvezza, ma per mantenersi tranquillamente in serie D. I giocatori che sono venuti da noi erano elementi di spicco, con richieste importanti, come Di Gennaro. Siamo retrocessi perché sono delle persone che non valgono nulla. A loro auguro di non trovare mai più società come la mia, che li tratta come professionisti in tutto e per tutto. Loro pensavano solo al fine mese, poi basta. Appena c’era un piccolo problema, minacciavano di fermarsi. Hanno chiesto la testa di Logarzo, poi quella di Catalano, avrebbero chiesto l’esonero di qualsiasi allenatore. Hanno fatto di tutto per farci retrocedere. Oltre alla questione prettamente di campo, vorrei anche dire che il sindaco di Montalbano mi aveva assicurato che si sarebbe prodigato per farci disputare le gare interne della stagione nell’impianto cittadino, per portare la serie D là dove l’avevamo conquistata. Invece il campionato è andato in archivio e non abbiamo mai giocato a Montalbano. Credo che tutto questo si commenti da sè”.
Poi, la chiosa finale: “Io continuerò a bere champagne, loro no. Ho attività floride che mi ripagano di tutto. Posso fare quello che voglio, quando voglio. I soldi che ho rimesso quest’anno per me non sono un peso, lo sono le delusioni che mi hanno dato le persone. Ripeto, col calcio ho chiuso. E sono false le notizie che mi vogliono socio del Taranto: non ci penso minimamente. Ho capito che il calcio è un mondo falso che non mi appartiene”.

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