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Piano casa, la CGIL materana è ferma sui suoi passi

Lascia stupefatti la reazione provocata dalla posizione espressa dalla CGIL sul piano casa. Se si chiede un confronto, bisogna portare a valore e a sintesi i contributi che si ricevono da ciascuno dei soggetti sociali coinvolti. Se invece questi contributi vengono scartati o liquidati con qualche battuta perché contrari a posizioni che, a questo punto, sono già definite e che non ammettono repliche, il confronto è inutile. La cosa che più rammarica è che quanto espresso dalla CGIL non sia stato interpretato come valore aggiunto ad una discussione che ha dimenticato un punto di partenza fondamentale, per il sindacato:

1. la gente comune, che ha bisogno di una casa;

2. l’universalità;

3. la necessità di dare alla città di Matera un volto nuovo attraverso un progetto moderno di riqualificazione e gestione urbanistica, che la renda più vivibile per tutti.

La posizione della CGIL è obiettiva, non mira a difendere o tutelare lobby o fazioni di partito, ed è una posizione già sostenuta in tempi non sospetti, circa due anni fa, il 18 novembre 2009, in occasione di un’iniziativa pubblica organizzata dalla CGIL in ricordo del primo sciopero sul diritto alla casa (19 novembre 1969). Uno sciopero che segnò una fase importante nello stesso sindacato confederale di CGIL CISL UIL.

La protesta e la rivendicazione sindacale, nel ’69, erano nutrite di temi legati anche alle condizioni di vita nella città e nel territorio e non riguardavano solo le questioni dei salari e dei contratti nelle fabbriche o le condizioni di lavoro nelle campagne.

Questo rese il sindacato confederale molto responsabile in quanto i problemi degli operai, dei braccianti, dei lavoratori erano visti non isolatamente rispetto al contesto in cui vivevano. Si affrontarono così, unitariamente e convintamente, i temi della città che divennero oggetto di una grande vertenza che riguardava il problema dei trasporti pubblici, della casa, dei servizi sociali e che si concluse con il grande sciopero unitario del 19 novembre 1969. Quello sciopero rappresentò il conseguimento di grandi conquiste legislative e sociali (sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica, piani di edilizia economica e popolare, edilizia agevolata in cooperativa – legge 167 – equo canone) che consentirono a milioni di lavoratori di accedere al bene casa.

Ecco: la CGIL ha espresso una posizione di coerenza col suo ruolo di sindacato confederale, memore di quelle antiche battaglie che sono molto attuali anche oggi, in cui abbiamo un Governo centrale che nega diritti e bisogni della gente rendendo complicato garantire quanto previsto dalla Costituzione e cioè l’uguaglianza dei cittadini. Al Sindaco, al quale si deve rispetto come persona e come primo cittadino, la CGIL chiede di non guardare con sospetto o addirittura disprezzo alla posizione espressa, ma di averne rispetto e di coglierne spunti positivi e propositivi per colmare quelle lacune che, purtroppo, attualmente, il Piano Casa ha. A chi poi incautamente si è avventurato in un attacco insensato verso l’Organizzazione, la CGIL manda a dire che egli non è degno di utilizzare quei termini cinici e inopportuni verso una Confederazione di lavoratori che vanta una rispettabilissima ultracentenaria storia di conquiste e lotte fatte nell’interesse generale della gente. Chi fa politica dovrebbe perseguire l’interesse generale in maniera disinteressata. Ma questo concetto è troppo ostico per chi cambia facilmente casacca a seconda di interessi personali da gestire. La posizione della CGIL è coerente col ruolo in 100 anni di storia e sarebbe stata una scellerata mancanza non far presente all’Amministrazione Comunale che un Piano Casa è tale se è aderente alla realtà e se contribuisce a realizzare un progetto che porti politiche abitative inclusive, rispettose dell’ambiente, rispettose dell’esistente piano regolatore, miranti a realizzare un equilibrio tra invenduto sfitto e nuove e ulteriori costruzioni ma soprattutto a consentire di trovare case a costi compatibili coi risicati redditi imperanti nella ns. comunità.

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