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Pisticci, dedicata una via a Maria La Pastora

Uno tra i capitoli di storia maggiormente considerati dalla vulgata revisionista di questi ultimi anni è certamente quello del brigantaggio postunitario. Capimassa e briganti sono stati oggetto di un ampio e approfondito dibattito, anche alla luce della enorme massa di documenti a disposizione, che in un certo senso ne rivalutano in molti casi il ruolo e il comportamento. Briganti o eroi? E’ l’eterno dilemma che ancora tormenta studiosi e storici. Se il termine “brjant” fu assegnato ai meridionali dai francesi per evidenziarne tutti i lati negativi, è certo comunque che buona parte di essi lottò per una giusta causa, per difendere la propria famiglia e quel fazzoletto di terra così duramente conquistato. Ed è per questo che uccidevano per non essere uccisi, che rubavano per non essere derubati, in netta antitesi con coloro che invece avevano impostato la loro azione in una dimensione assolutamente delinquenziale. Oggi i briganti sono visti attraverso una luce nuova, al punto da dedicare ad essi qualche via ed in tale ottica è stata individuata la brigantessa Maria La Pastora anche se vanno definiti meriti e virtù per essere elevata ad una così alta dignità. Sulla vita di Maria La Pastora si conosce ben poco e la sua figura è più che altro avvolta nel mistero. Anche nel suo presunto paese nativo, Pisticci, si parla poco di lei, forse perchè costituisce un personaggio ingombrante. Nella tradizione popolare è ricordata come una seducente popolana che divenne per amore la compagna del brigante Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco, luogotenente di Carmine Donatelli Crocco. Carlo Levi nel “Cristo si è fermato ad Eboli”, scrive che Maria seguiva il suo uomo dovunque, fra i monti, fra i fiumi e nelle valli, in tutte le sue scorrerie. Un vero e proprio atto di coraggio e amore. Secondo la testimonianza di anziani depositari di antichi segreti ed una tradizione non sempre suffragata da fonti ma condivisa da studiosi e ricercatori, la brigantessa si sarebbe chiamata Maria Lucia Di Nella (o Dinnella), nata nel rione Dirupo di Pisticci intorno al 1843. Levi ancora scrive che questa bellissima Dea della Guerra Contadina, alta, di carnagione chiara, dalle lunghe trecce nere, viveva nei boschi e nelle montagne, sempre vestita da uomo sul cavallo. Partecipava agli assalti della banda e porgeva al suo uomo il coltello per strappare il cuore ai bersaglieri catturati. Levi apprese queste notizie, durante il suo periodo di confino di Aliano, dal pisticcese Vincenzo Palmino che aveva conosciuto Maria La Pastora e che ricordava benissimo con orgoglio e compiacenza, descrivendola come una fanciulla bella, grande, bianca, rosata come un fiore, ritta in arcione sul suo cavallo. Probabilmente anche Palmino era stato un brigante e del resto tra i componenti della banda di Cappuccino (Giuseppe Padovano di Craco) è presente un Vincenzo Palmino che potrebbe quindi identificarsi con l’informatore di Levi. Nel marzo 1863, Ninco Nanco, vittima di un agguato fu colpito a morte ma Maria La Pastora era riuscita a fuggire. Rientrò a Pisticci per l’ultima volta tutta vestita di nero. Qualcuno ricordò di averla vista mentre sul suo cavallo spariva nei boschi, e per sempre.

Giuseppe Coniglio

 

 

 

Un pensiero su “Pisticci, dedicata una via a Maria La Pastora

  • spartaco enotrio

    Nel vissuto popolare pisticcese non c’è alcuna aureola di eroismo a coronare la testa del brigante. Anzi…il termine brigante equivale nel dialetto pisticcese a persona inaffidabile, cattiva endemicamente, l’esatto contrario di galantuomo non con il metro del censo, ma della pusillanimità comportamentale. Fa specie che nel revisionismo tanto al chilo di questi ultimi tenti siano incappati anche onesti uomini di cultura, colpevoli anche loro di non riflettere sulla circostanza che dove si nasce è un caso e che non serve questa o quella epopea più o meno storica a nobilitare un popolo che nella civiltà dei suoi comportamenti prima ancora che nelle ascendenze di altre epoche esprime il suo vero valore.

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