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Precari Regione, nota di Gambardella

“La posizione espressa dai ‘rappresentanti della giunta regionale’ sulla necessità di superare il precariato nella pubblica amministrazione regionale e di procedere con i concorsi pubblici per coprire il fabbisogno di risorse umane non può che vederci come attenti interlocutori purché sia chiara la direzione da intraprendere”. Così il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, che aggiunge: “Il precariato è stato nel corso degli anni una risposta sbagliata alla concreta esigenza della Regione e degli enti strumentali da essa dipendenti di sopperire alla carenza di professionalità specifiche, anche in considerazione del blocco dei concorsi pubblici. Il fatto che in seno al governo regionale sia maturata la convinzione che la stagione del precariato debba essere definitivamente archiviata attivando le necessarie procedure concorsuali – continua il segretario della Cisl – costituisce un importante segnale di novità che, come sindacato che ha sempre stigmatizzato il ricorso massiccio alle forme di lavoro precario, non possiamo che vedere positivamente”.

 

Per Gambardella “sarebbe però un errore procedere per singole platee: serve al contrario un ambizioso piano regionale di assunzioni pubbliche sul modello di quanto si sta facendo in altre regioni. L’obiettivo è dare una risposta strutturale alle tante sacche di precariato che si sono accumulate negli ultimi vent’anni, ma anche offrire una concreta opportunità di lavoro a tanti diplomati e laureati disoccupati, costretti in numero sempre maggiore a lasciare la propria terra per mettere a frutto le competenze acquisite nel corso degli studi. Noi crediamo che l’intero sistema pubblico regionale, ivi inclusi gli enti locali, necessiti di un piano di rinnovamento generazionale delle piante organiche e di modernizzazione attraverso l’inserimento di nuove risorse e competenze al passo con i tempi. È del tutto evidente – sottolinea Gambardella – che un piano strategico di rafforzamento amministrativo non possa che partire proprio dal riconoscimento delle competenze e del lavoro fin qui svolto da diverse centinaia di professionalità che nel corso degli anni hanno assicurato il funzionamento della macchina amministrativa, così come stabilisce del resto lo stesso decreto Madia”.

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