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Presentato a Matera il libro di Antonio Colandrea

Presentato a Matera nella sala Carlo Levi di Palazzo Lanfranchi il libro di poesie edito da Leonida “Sassofonie e Sassifraghe” di Antonio Colandrea, originario di Vico Equense e materano d’adozione impiegato presso il Ministero di Giustizia. Al tavolo con l’autore l’avvocato Raffaello De Ruggieri, il giornalista e poeta Carlo Abbatino, Maria Antonella D’Agostino presidente dell’Associazione Culturale “Matera Poesia 1995” e l’avvocato Mimì Orlandi per la declamazione di alcune poesie. In apertura De Ruggieri ha sottolineato che “Colandrea che è poeta dop, profondamente legato alla materia come un botanico, un biologo, un conoscitore del suo territorio, si interessa della storia ed archeologia ed ha capisaldi culturali su cui ha steso la sua tela poetica, ha impiantato la sua poesia su di un bagaglio culturale in cui ha grande effetto la filologia ossia la ricerca di parole come “filocalia” (amore per il bello), “xenoglossie” (esprimersi in una lingua sconosciuta dai più) e peslafesia (ovvero la sensibilità tattile). Egli si serve della conoscenza e approfondisce i termini che servono per costruire la sua poesia. Il suo non è un tecnicismo espressivo che raccoglie angosce, attese, speranze ma è il disegno tecnico di Antonio. L’autore è travolto dalla città di Matera, un sito che possiede elementi strutturali che vengono dal mare e così dall’aria campana che è la sua terra d’origine entra nell’area rupestre della città di Matera e così il mare si consolida nel tufo e partendo dal tufo, Matera, egli torna alla sua Itaca (Vico Equense). Con la parola Sassofonia l’autore ha dato un significato alla sua raccolta. De Ruggieri sottolinea le liriche come Filolalia, Il tufo, La finestra, Itaca”.

L’approccio al libro di Antonio Colandrea comporta una certa resistenza, sia per l’aspetto della copertina di colore scuro e sia per la fotografia dei Campi Elisi, secondo la mitologia greca e romana il luogo nel quale dimoravano dopo la morte le anime di coloro che erano amati dagli dèi. Un luogo in cui per i mortali la vita è bellissima, un luogo mai toccato da neve e pioggia, né dal freddo, ma che riceve sempre soffi di zeffiro rinfrescanti per gli uomini, mandati da Oceano.

I Campi Elisi si presentano come immensi campi fioriti dove si vive perennemente sereni, come nella foto scattata dallo stesso autore e danno l’impressione di trovarsi in una raccolta di sillogi fortemente classicheggianti e di una impostazione poetica, epica. Ma quando ti immergi nella raccolta e cominci a spaginarla con estrema delicatezza e attenzione avverti la pienezza dell’essere dell’autore che di primo acchito ricalca un po’ la profonda poesia di Ugo Foscolo ma che in realtà esprime poesia dopo poesia attraverso i suoi versi la concretezza del pensiero poetico dell’autore.

Colandrea appare persona di poche parole ma di intensa e profonda cultura classica fortemente intrisa di argomentazioni poetiche che ha portato e porta tutt’ora gli studenti alla perifrasi della poesia per coglierne l’essenza di quello che vuol trasmettere il “poeta”, nel suo linguaggio arcano, intriso di cose non dette ma dette, di versi in rima alternata, baciata, ma soprattutto ad analizzare l’incanto musicale che i versi sanno esprimere.

E il titolo che l’autore da alla sua raccolta “Sassofonie e Sassifraghe” mi fa pensare ad un Colandrea pronto a fare la conta, il canto sillabico per vedere come le stesse formano parole poetiche e quindi versi dal trisillabo all’endecasillabo. Soffermandosi sulla prima parola “Sassofonie” questa esplicita un senso marcato di quello che sono le tipologie di suono del sax dal suono accattivante, vellutato e sensuale, suadente , impetuoso, lirico, lancinante e sicuramente la poetica di Colandrea viaggia verso queste armonie di grande effetto”.

Maria Antonella D’Agostino esprime un giudizio sulla pubblicazione di Colandrea: “Colandrea è profondo conoscitore della parola e della tecnica poetica e con esse oserei dire “gioca” senza mai risultare banale e riuscendo a creare un connubio perfetto tra ricercatezza e comunicazione delle emozioni.” L’autore Antonio Colandrea : “L’endiadi del titolo allude innanzi tutto ai Sassi di Matera ma anche a due diversi stati d’animo, poetici e non, di approccio ed elaborazione degli accadimenti vitali. La prima accezione richiama, con lo strumento musicale del sax suoni e melodie dai rioni materani e quindi si avverte un atteggiamento più disteso e canoro. La seconda attiene al mio registro poetico preferito di superamento delle inevitabili sofferenza della vita, grazie al grimaldello poetico dell’ironia o del paradosso”. Mimì Orlandi ha declamato alcune liriche tratte dal libro tra cui Retrovie, Pietas, Saluto d’amore, Ti lascio e Primavera mentre Carlo Abbatino ha concluso declamando Sefinì e Ad Arles.

 

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