Puglia agricola, shock dei costi di produzione. Cia Puglia: “Insostenibili”
I prezzi delle materie prime per gli agricoltori pugliesi sono aumentati dal 25% al 50%. “Si tratta di un incremento di costi che, purtroppo, erode alla base gran parte della redditività sia per le aziende zootecniche, che in questo momento sono le più penalizzate, sia per le imprese agricole più in generale”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.
LA QUESTIONE LATTE. Il prezzo del latte è caratterizzato da incrementi di rilievo nelle ultime settimane. Un aumento che, tuttavia, non riguarda la quota riconosciuta ai produttori. Le declinazioni territoriali di CIA Puglia, da Bari alla Bat, da Foggia a Brindisi, Taranto e a tutto il Salento mettono in rilievo la necessità di una rinegoziazione dei prezzi accordati ai produttori, “anche attraverso la definizione dell’accordo, ancora fermo in Regione Puglia a causa dell’opposizione di Confindustria, basato sui costi di produzione certificati da Ismea e il conseguente adeguamento al rialzo dei contratti di fornitura fra allevatori e industrie di trasformazione. Il prodotto trasformato, dalle mozzarelle ai formaggi, negli ultimi 20 anni è cresciuto costantemente a fronte di prezzi quasi sempre al ribasso riconosciuti ai produttori in difficoltà anche per i maggiori costi di produzione”, ha dichiarato Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi).
MATERIE PRIME A PESO D’ORO. “Sono aumentati in maniera vertiginosa i prezzi dei mangimi”, ha spiegato Felice Ardito, presidente di CIA Levante. “Le aziende zootecniche hanno pagato a caro prezzo sia le ondate di freddo anomalo nelle gelate dei mesi scorsi, sia le temperature di fuoco degli ultimi tre mesi, con costi di produzione che si sono impennati per il maggior consumo di energia elettrica e approvvigionamento idrico”, ha aggiunto Benedetto Accogli, presidente di CIA Salento. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, si è verificata una vera e propria impennata dei costi energetici, della plastica, un aumento considerevole dei prezzi per i trasporti, una difficoltà crescente per reperire manodopera.
L’ILLUSIONE DI GRANO E POMODORO. Nelle ultime settimane prima della chiusura estiva, le Borse merci di Bari e Foggia hanno registrato un aumento dei prezzi riconosciuti ai produttori per il grano, compreso quello biologico. Per il pomodoro, i prezzi fissati a inizio stagione sono stati rispettati. “Nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, i costi di produzione sono aumentati sia per gli incrementi di prezzi delle materie prime sia a causa degli eventi atmosferici estremi che hanno caratterizzato tutto il ciclo produttivo dalla semina al raccolto, in particolar modo per il pomodoro, la cui produzione quest’anno ha subito danni e decrementi della resa quantitativa prima per le gelate poi per la prolungata siccità”, ha fatto rilevare Michele Ferrandino, presidente di CIA Capitanata. Gli aumenti rilevati sul prezzo del grano, inoltre, non compensano la minore resa produttiva e non giustificano di certo l’incremento dei prezzi relativi ai prodotti da forno.
GASOLIO E BOLLETTA ENERGETICA. Da settembre 2020 ad oggi, il prezzo del gasolio è aumentato del 25%. Nello stesso periodo, i produttori hanno dovuto impiegare quantità crescenti di gasolio per fare fronte a una lunga serie di emergenze dovute a calamità ed eventi atmosferici avversi. Sono aumentati anche i prezzi delle attrezzature e quelli dell’energia elettrica (+25% negli ultimi 12 mesi). “Si tratta di difficoltà che le aziende zootecniche e quelle agricole stanno affrontando da mesi e che hanno riguardato tutti i settori del comparto primario, compreso quello ortofrutticolo. Ora la questione sta interessando direttamente le prime vendemmie e, tra qualche settimana, investirà il settore olivicolo. Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, la resa quantitativa secondo i primi campioni è destinata a essere inferiore del 15%-20% rispetto allo scorso anno (causato dalle gelate di aprile), con una qualità eccellente. E’ necessario che l’agenda politica venga riaggiornata con programmazione e interventi alla luce di questo ‘shock dei prezzi’ di lunga durata che minaccia di avere effetti negativi, quindi, anche sul lungo periodo per le imprese agricole e gli allevamenti. Rischiamo di perdere aziende costrette a vendere o a chiudere, con il conseguente impoverimento del nostro tessuto economico e la perdita di migliaia di posti di lavoro”, ha concluso Carrabba.