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Puglia, l’associazione Cas Art. 32 contraria all’aumento dell’addizionale Irpef

L’associazione Cas Art. 32 esprime la propria ferma contrarietà all’ipotesi apparsa in questi giorni su alcuni media locali riguardo un possibile aumento dell’addizionale regionale Irpef come misura per colmare il deficit finanziario della Regione Puglia. Tale scelta, infatti, sarebbe del tutto insensata di fronte a una resa dei servizi pubblici assolutamente inadeguata. Servizi che riguardano anche e soprattutto l’ambito sanitario, in quanto, come dichiarato in una nota dell’assessore Amati, solo nell’ultima settimana oltre il 90% delle spese regionali sono state destinate al sistema sanitario regionale e al funzionamento delle strutture di categoria, a fronte di un servizio che, tuttavia, costringe sempre più cittadini a rivolgersi al privato o a scegliere di non curarsi.

“Addizionale regionale e servizio sanitario potrebbero in apparenza sembrare due termini e due argomenti totalmente distanti, ma purtroppo non è così, e i numeri letti su alcuni organi di stampa in questi giorni ce lo dimostrano – ha detto Francesco Fragola, presidente dell’associazione di promozione sociale Cas Art. 32 -. Noi siamo una realtà che vuole supportare i cittadini a livello sanitario, ma come si fa a chiedere ai cittadini pugliesi un aumento delle tasse quando in cambio non si garantisce un servizio adeguato ed efficiente? in queste settimane abbiamo aiutato decine di nostri concittadini ad affrontare il problema delle liste d’attesa: molti di loro avevano avuto prenotazioni anche di anni per visite ed esami che invece sarebbero dovuti essere eseguiti in pochi giorni. Con una situazione così, con che faccia si può ipotizzare l’aumento dell’addizionale regionale?”.

Sono infatti oltre 40 i cittadini che in meno di un mese sono stati supportati e assistiti dall’associazione Cas Art. 32. La maggior parte di loro è riuscita, tramite il supporto dei volontari, a ricevere una prenotazione congrua a quanto previsto dalla ricetta fatta dal medico di medicina generale, dove invece tramite il Cup o il servizio Pugliasalute avrebbero dovuto aspettare mesi, se non anni. A questo si aggiunge un’importante azione che a breve sarà promossa dall’aps barese, cioè quella di procedere a formale diffida dinanzi al Giudice di Pace per i rimborsi non concessi a seguito di visita intramoenia laddove non sia stato possibile procedere a visita presso una struttura pubblica, come previsto dal decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998, che molte Asl ancora oggi non applicano.

“La legge è chiara e noi vogliamo solo farla valere a tutela dei pazienti, soprattutto di quelli più fragili – ha spiegato Fragola -. Se le aziende sanitarie locali non riescono a garantire le prestazioni sanitarie nei tempi e modi previsti dalle prescrizioni e richiesti dalle urgenze di salute del singolo, questi può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramoenia, salvo poi richiedere il rimborso delle spese sostenute. Noi ci batteremo sino in fondo affinché il diritto alla salute venga rispettato per tutti, perché non esistano più cittadini di serie A e cittadini di serie B. Anche, e soprattutto, chi non può permettersi alternative al servizio pubblico deve essere tutelato. Noi ci siamo”.

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