Puglia, torna “BEach CLEAN”, campagna per rafforzare il legame tra le strutture turistiche e l’ecosistema marino
Promuovere stabilimenti balneari sostenibili e inclusivi, luoghi che in vista della stagione estiva possano incoraggiare il rispetto dell’ambiente e garantire a turisti e visitatori l’opportunità di vivere la spiaggia in modo responsabile. Per questo, torna BEach CLEAN, la campagna di sensibilizzazione promossa dal progetto europeo COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean Sea – finanziato dal Programma ENI CBC Med), che dal 1° giugno a fine settembre coinvolgerà gli operatori balneari e i turisti di diverse spiagge mediterranee, partendo dalla condivisione di un decalogo con dieci buone pratiche da seguire per una corretta gestione dei rifiuti e per sensibilizzare sulle conseguenze dell’abbandono dei rifiuti.
L’obiettivo è quello di tutelare il patrimonio ambientale delle spiagge, con l’ambizione di ridurre i rifiuti che con la bella stagione si accumulano sulle spiagge del Mediterraneo. Anche quest’anno, le dieci regole d’oro proposte nel decalogo, in formato poster, saranno affisse nei principali stabilimenti turistici e balneari italiani, libanesi e tunisini, località che generalmente subiscono un afflusso turistico notevolmente elevato durante la stagione estiva, e le cui coste vedono aumentare la percentuale dei rifiuti spiaggiati di oltre il 40%.
Lo scorso anno la campagna ha coinvolto 80 strutture, tra resort, hotel, bed and breakfast e altre strutture turistiche legate a cinque diverse zone costiere del Mediterraneo: Maremma e Salento in Italia, l’Isola di Kuriat e Monastir in Tunisia, e la Riserva Naturale Costiera di Tiro in Libano. Gli stabilimenti balneari che prendono parte all’iniziativa, oltre all’apposizione del decalogo nei luoghi turistici di competenza, sono chiamati a partecipare a un’indagine, finalizzata a conoscere e analizzare le condizioni di salute delle spiagge che si affacciano sul Mediterraneo e migliorare il rapporto tra gli operatori balneari e l’ecosistema.
Dall’analisi delle indagini dello scorso anno emerge chiaramente che il problema dei rifiuti spiaggiati unisce i tre Paesi coinvolti nella campagna: il materiale più rinvenuto è la plastica, presente, infatti, nell’81% dei rifiuti trovati sulle spiagge tunisine, nel 56% di quelli delle spiagge libanesi e nell’80% dei rifiuti osservati nelle spiagge italiane. Il tipo di rifiuto più diffuso nelle spiagge libanesi e tunisine sono le bottiglie di plastica (rinvenute in circa il 95% delle spiagge libanesi e nel 57% delle spiagge tunisine), seguite dai mozziconi di sigaretta, che rappresentano invece il rifiuto più diffuso sulle spiagge italiane (il 48% delle spiagge coinvolte ne rileva una grande presenza).
Il sondaggio punta anche a comprendere le cause che gli “operatori del mare” attribuiscono al fenomeno dei rifiuti spiaggiati. Anche in questo caso il coro è unanime: gli operatori balneari libanesi, tunisini e italiani identificano la cattiva gestione dei rifiuti urbani come una tra le cause principali del problema, seguita dalla mancanza di informazioni per i turisti, che non sanno come smaltire adeguatamente i rifiuti. Gli italiani aggiungono alle cause l’incuria dei cittadini e la scarsa conoscenza da parte dei turisti dei sistemi locali di gestione dei rifiuti, mentre i libanesi lamentano l’assenza di leggi, di regolamenti e di sorveglianza sugli inquinatori.
Il CIHEAM Bari sarà promotore della campagna di sensibilizzazione che avrà inizio il 12 luglio. Già lo scorso anno è stata svolta questa attività nell’area pilota Salentina con 30 stabilimenti balneari della costa adriatica e ionica che hanno aderito alla campagna esponendo il decalogo con le dieci buone pratiche da seguire per una corretta gestione dei rifiuti. L’auspicio di quest’anno è accogliere un numero ancor maggiore di adesioni, allo scopo di sensibilizzare e diffondere buoni esempi da seguire per un mare più pulito e una gestione più sostenibile delle attività turistiche nelle località costiere del Salento.
I dati restituiti dagli operatori balneari sono in linea con quanto segnalato da turisti e residenti nelle zone costiere del Mediterraneo che hanno partecipato all’indagine BEach CLEAN a loro dedicata. Sono state raccolte 200 risposte da turisti e residenti di 10 Paesi diversi: Italia, Libano, Tunisia, Algeria, Marocco, Spagna, Francia, Olanda, Albania e Lettonia. Anche in questo caso, i rifiuti più trovati sono mozziconi di sigaretta (37%) e frammenti di plastica (35%), seguiti da tamponi di cotone (6%) e pezzi di polistirolo (4%). Il 30% degli intervistati ha notato inoltre l’abbandono di dispositivi di sicurezza legati all’emergenza Covid-19 e solo il 50% ha affermato di aver sempre cura di smaltirli correttamente. Inoltre, il 66% ha dichiarato che le strutture turistiche non hanno adottato, almeno lo scorso anno, misure speciali per prevenire la dispersione di guanti e mascherine nell’ambiente.
Oltre alla mancanza di attenzione individuale, i turisti chiedono di rafforzare azioni locali e nazionali volte alla riduzione dei rifiuti marini: il 64% degli intervistati afferma di non essere sempre attento alla differenziazione dei rifiuti e il 32% dichiara che nelle località turistiche non è possibile differenziare facilmente. Infine, il 71% pensa che i cestini di raccolta lungo le spiagge non siano sufficienti.
La campagna BEach CLEAN, anche quest’anno dedicherà un questionario ai turisti, per continuare a conoscere le abitudini legate alla gestione quotidiana dei rifiuti e per analizzare le principali difficoltà legate al corretto smaltimento. Tutti i turisti interessati possono aderire al sondaggio tramite il link: https://bit.ly/BEachCleanTourists
La campagna continuerà, inoltre, a valutare la presenza dei dispositivi di sicurezza abbandonati sulle spiagge selezionate e ad aumentare la consapevolezza sulla loro corretta gestione.
Il partenariato: COMMON è coordinato da Legambiente e coinvolge l’Università di Siena, l’Università di Sousse, il CIHEAM Bari, l’ONG libanese AMWAJ, la Riserva Naturale Costiera di Tiro, l’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie del Mare di Tunisi.