Racket dei videogiochi, a processo i fratelli De Lorenzis
A processo i fratelli De Lorenzis di Racale, accusati di aver imposto a gestori di bar, circoli, sale giochi e locali i videogiochi e le schede prodotte dalle loro aziende, talvolta modificati per il gioco d’azzardo. Facendo leva sui trascorsi criminali e su metodi mafiosi, avrebbero così ottenuto il monopolio. Ma non solo, perché tra le accuse al vaglio dei giudici della prima sezione penale a partire dal 18 ottobre prossimo, anche quella di associazione mafiosa. Lo ha stabilito il giudice per l’udienza preliminare Simona Panzera, ribaltando quanto stabilito dapprima dal Tribunale del Riesame poi dalla Corte di Cassazione, quando si occuparono degli arresti dell’operazione ‘Clean Game’ del 23 febbraio di due anni fa, con 27 gli indagati finiti in carcere ed ai domiciliari.
Accolta, dunque, la richiesta dell’ex procuratore capo Cataldo Motta e del sostituto Carmen Ruggiero che nella richiesta di rinvio a giudizio sostennero l’esistenza di “un’associazione di tipo mafioso, diretta e organizzata dai De Lorenzis, che gravitava nell’area di quella comunemente nota con la denominazione di Sacra Corona Unita, e collegata ad alcuni esponenti e clan storici di quest’ultima (come i clan Troisi di Casarano e Padovano di Gallipoli) che si avvaleva della propria forza di intimidazione, anche proveniente dal rapporto con tali clan e della conseguente condizioni di assoggettamento e di omertà.