Raffaele Fitto condannato per tangenti
Una tangente di 500.000 euro per un appalto da 198 milioni: per questa presunta corruzione l’ex ministro degli Affari Regionali e parlamentare PdL, Raffaele Fitto, è stato condannato a 4 anni di reclusione. Nel registro degli imputati ci sono altre 13 le condanne, tra cui spicca quella nei confronti di Giampaolo Angelucci, re delle cliniche romane, editore e immobiliarista, al quale i giudici hanno inflitto la pena di 3 anni e 6 mesi per corruzione e illecito finanziamento ai partiti. La sentenza del processo di primo grado, nota come ‘La Fiorita’, si è svolta davanti alla seconda sezione del Tribunale penale di Bari, ed è arrivata in piena notte, intorno alle 00.30, e dopo oltre 28 ore di camera di consiglio. La Procura della Repubblica aveva chiesto una pena a 6 anni e 6 mesi. Giampaolo Angelucci è stato condannato a 3 anni e 6 mesi, mentre l’accusa aveva chiesto un anno in più.
Raffaele Fitto, oggi capolista alla Camera in Puglia nelle liste del PdL, è stato accusato anche di illecito finanziamento ai partiti e, per un episodio, di abuso d’ufficio. E’ stato invece assolto dall’accusa di peculato e da un’altra contestazione di abuso d’ufficio. Il tribunale ha invece disposto la restituzione degli atti al pm Renato Nitti per un altro episodio di corruzione.
I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005, durante il quale Fitto era presidente della Regione Puglia, e riguardano l’esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società ‘Fiorita’ le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Asl pugliesi, e l’affidamento di un appalto da 198 milioni di euro per 7 anni ad una società di Angelucci per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa). E per vincere questo appalto, secondo l’accusa, Angelucci versò al movimento politico creato da Fitto per le regionali dell’aprile 2005, ‘La Puglia prima di tutto’, una tangente di 500.000 euro. Da qui anche l’accusa di illecito finanziamento ai partiti. Per questi fatti Angelucci, il 20 giugno 2006, fu posto agli arresti domiciliari per alcuni giorni; per Fitto, che nel frattempo era divenuto parlamentare di Forza Italia, la magistratura barese chiese alla Camera l’autorizzazione a procedere all’arresto, richiesta che fu negata dall’Aula di Montecitorio.