Raffaele Rinaldi: “La Basilicata regione lungimirante negli appalti con criteri minimi ambientali”
“Il progetto Green Public Procurement (GPP) consentirà un nuovo approccio alla vita e al senso di responsabilità della classe dirigente che dopo aver sfruttato in passato le risorse messe a disposizione dalla natura oggi si rende conto che deve cambiare atteggiamento per tentare di restituire ai propri figli il mondo così come lo ha ricevuto.
Si tratta di un processo reale e concreto che la Regione Basilicata in qualità di capofila non solo ha sposato ma persegue da anni grazie ad una azione lungimirante del Governo regionale che ha condotto alla istituzione e costituzione della Stazione unica Appaltante, unica in tutta Italia per funzioni giuridiche”. Lo ha detto Raffaele Rinaldi, dirigente generale Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata, relazionando sull’organismo che presiede e sugli acquisti verdi della P.A. per l’economia circolare nell’ambito del seminario di studi sullo scambio delle migliori pratiche e degli strumenti strategici per il GPP svoltosi questa mattina nella sala B del Consiglio regionale.
“La Stazione Unica Appaltante – ha aggiunto Rinaldi – è il vero epicentro di scambio di informazione comunicazione, educazione, formazione nonchè strumento per la effettiva applicazione sul mercato dei criteri minimi ambientali.”
“Proprio a breve – ha annunciato – sarà presentata una gara di appalto che riguarderà acquisti di fornitura e servizi in forma aggregata per l’economia di scala e che interesserà l’attività data in service del ritiro della biancheria dei servizi sanitari regionali garantendo cicli di lavorazione nel lavaggio, pulizia e disinfezione rispettando le normative ambientali che preservino la pericolosa incidenza di inquinanti ambientali. Il tutto adeguandosi ai parametri del GPP.”
E ancora si favorirà la premialità dei produttori che non vendono prodotti con eccessivi materiali di scarto come packaging non facilmente biodegradabili.
“Il percorso sarà inevitabilmente complicato e lungo – ha concluso Rinaldi – ma avrà effetti nel tempo per riuscire a reindirizzare il mondo dell’economia e dell’impresa a nuovi sistemi e rendersi appetibili con lo sviluppo di tecnologia e ricerca per adeguarsi, così, al processo di una economia circolare.”
Alla mattinata di studio è intervenuto anche Riccardo Rifici, responsabile Ufficio certificazioni ambientali e acquisti verdi della direzione generale “ Clima ed energia” del Ministero dell’Ambiente.
“L’azione principale da portare avanti – ha detto – consiste nel diffondere le buone pratiche che già sono state messe in campo da alcune realtà regionali capofila per permettere alle restanti di poter utilizzare le esperienze fatte e costruire un background necessario da applicare secondo il nuovo Codice degli appalti”.
“Occorre anche rafforzare sul territorio le relazioni con i produttori, che sono i principali interessati, per impartire loro l’applicazione dei criteri minimi ambientali e consentirgli di partecipare alle gare che espleteranno le pubbliche amministrazioni con questi requisiti.”
Con il nuovo codice degli appalti sono già stati stabiliti i criteri obbligatori per alcune categorie di prodotto mentre per le altre devono essere applicati solo per una parte della spesa da incrementare via via fino alla percentuale del 100 per cento della spesa stessa che è una sfida importante sia per le stazioni appaltanti che per l’economia italiana.
“Si pensi alla spesa di un miliardo e mezzo di euro affrontata qualche anno fa da ottomila comuni italiani – ha ricordato il dott. Rifici – in bolletta energetica per illuminazione pubblica. Oggi se si cambiassero gli undici milioni di punti luce sostituendo gli apparati in funzione con quelli più efficienti in base ai previsti criteri andremmo incontro a incredibili vantaggi sotto il profilo ambientale come la riduzione dei gas inquinanti e il risparmio annuale di 1/ 3 della spesa.”