Raggiunta quota 2500 lavoratori in cassa integrazione in Acciaierie d’Italia
In data odierna Acciaierie d’Italia ha convocato le organizzazioni sindacali per comunicare le variazioni in merito agli assetti di marcia dello stabilimento siderurgico. Infatti, è previsto un ridimensionamento, a far data dall’11 luglio al 31 agosto, a seguito della fermata dell’Altoforno n.2 finalizzata ad effettuare una serie di attività di ripristino sullo stesso impianto, a partire dallo shoot creet per il rivestimento del refrattario interno. Tale situazione, inevitabilmente, produrrà un calo della produzione con fermate di ulteriori impianti, ovvero:
– Acciaieria 1;
– Laminatoio a freddo: Decatreno, Decapaggio, Zincatura 1 e Zincatura 2 dal prossimo 25 luglio; –
– Tubificio ERW dal 18 luglio al 31 luglio;
– Tubificio ERW dal 18 luglio al 31 luglio;
– Treno lamiere, PLA/2 e Treno Nastri 2 subiranno dei rallentamenti sulla base degli Altiforni.
È inspiegabile, se non addirittura schizofrenica oltre che nefasta, la gestione dello stabilimento siderurgico il cui management aziendale, durante gli incontri ministeriali, rappresenta una condizione idilliaca degli impianti annunciando una produzione annuale di 5 .7 milioni di
tonnellate, salvo poi scoprire, durante gli incontri territoriali con le organizzazioni sindacali, fermate di impianti con il conseguente ricorso massiccio alla cassa integrazione per i lavoratori. Nello specifico, l’azienda, in data odierna, ha comunicato che utilizzerà l’ammortizzatore sociale per un numero massimo di 2500 lavoratori previsto dalla procedura di CIGS approvata dal Ministero del Lavoro nonostante il verbale di mancato accordo da parte delle organizzazioni sindacali.
Per tali ragioni pretendiamo, nel breve periodo, l’intervento del Ministero del Lavoro, per dare seguito a quanto dichiarato in occasione dell’incontro presso il Mise, inviando gli ispettori del lavoro ed aprire una seria discussione sull’utilizzo della cassa integrazione, sugli investimenti previsti e sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Le criticità impiantistiche sono state più volte denunciate dalle organizzazioni sindacali così come l’utilizzo della cassa integrazione, utilizzata impropriamente per un tornaconto aziendale legato
soprattutto ad un beneficio sul costo del lavoro non garantendo l’effettuazione delle attività necessarie alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
Pertanto Fim, Fiom, Uilm e Usb chiedono che vengano rispettati gli impegni assunti dal Ministero del Lavoro e che entro la fine di luglio vengano convocate le organizzazioni sindacali per porre fine a questo continuo rinvio di responsabilità le cui vittime sono sempre i lavoratori.