Rapporto Antigone 2022, nelle carceri italiane aumenta il numero dei detenuti
Nel mese di marzo 2020, in piena emergenza pandemica, il Capo della Protezione Civile emanò l’ordinanza n. 655 al fine di contenere la diffusione dell’epidemia da Covid-19 e contrastare il rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Fu istituita così un’unità sociosanitaria composta da 1.500 operatori sociosanitari, di cui 500 presso le residenze sanitarie assistenziali (RSA) e 1.000 presso gli istituti penitenziari individuati dal Ministero della Giustizia.
In Basilicata, durante questi due anni di emergenza sanitaria, tutti gli operatori sociosanitari assunti a supporto dalle amministrazioni penitenziarie si sono resi immediatamente disponibili a svolgere svariate mansioni con impegno e sacrificio, lavorando senza limitazione oraria e mansionaria a tutela della qualità del servizio sanitario e della difesa del diritto alla salute, così come garantito dall’articolo 32 della Costituzione. Allo scadere della proroga, purtroppo, tale servizio è cessato e tutti gli operatori sociosanitari sono stati mandati a casa, privando così gli istituti penitenziari di figure professionali essenziali per la qualità del servizio sanitario. Un atto ingeneroso nei confronti di questi ‘eroi’ che nel periodo più critico si sono messi completamente al servizio della comunità carceraria.
Secondo il rapporto Antigone 2022 sulle condizioni di detenzione, il numero delle persone nelle carceri italiane continua a crescere e si aggravano molti dei problemi cronici: a fronte delle precarie condizioni di salute della popolazione detenuta, gli operatori, soprattutto quelli sanitari, scarseggiano.
Questa situazione non può che avere un ruolo nel numero altissimo di suicidi che si registrano nelle carceri italiane ma anche nei nostri penitenziari, come dimostra l’ultimo episodio di tentativo di suicidio che ha riguardato un giovane detenuto presso il carcere di Potenza e che, per fortuna, è stato sventato. Non si conoscono, pertanto, le motivazioni che hanno portato alla mancata prosecuzione del servizio degli operatori sociosanitari autorizzati con la citata ordinanza n. 655/2020. Occorrerebbe, pertanto, che la maggioranza di centrodestra si faccia portavoce presso i vari ministeri affinché venga valutata la possibilità di una stabilizzazione del personale che è stato già impiegato durante la pandemia e che ha dato un enorme contributo e supporto in questi difficili anni, alleggerendo il carico di lavoro ed offrendo un servizio essenziale dentro le carceri.
Gianni Leggieri, Consigliere regionale